Incidenti sul lavoro, Cisal Catania: “Colpa di un sistema che mette il profitto davanti alla vita”

Incidenti sul lavoro, Cisal Catania: “Colpa di un sistema che mette il profitto davanti alla vita”

CATANIA – L’ennesimo incidente sul lavoro, verificatosi ieri a Riposto, nel Catanese, riporta drammaticamente al centro dell’attenzione una tragica questione che non accenna a fermarsi. Per il responsabile di Cisal Catania, Giovanni Lo Schiavo: “È la conferma che è tutta colpa di un sistema che mette il profitto davanti alla vita. Non possiamo più accettare che si continui a calpestare la sicurezza e la salute dei lavoratori. Ogni volta che si perde una vita sul lavoro siamo di fronte a una sconfitta collettiva, perché significa che non si è fatto abbastanza per prevenire e proteggere”.

Nel ricordare le parole pronunciate nel discorso di fine anno 2015 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando denunciava che “c’è chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, come accade purtroppo spesso dove si trascura la sicurezza e la salute dei lavoratori”, la Cisal Catania sottolinea come il problema resti oggi più che mai attuale.

Nonostante le promesse e le condanne, la realtà parla chiaro: i morti e i feriti sul lavoro continuano a essere troppi. Non basta indignarsi dopo ogni tragedia né limitarsi a invocare controlli: ciò che va messo in discussione è un sistema produttivo che continua a competere abbattendo i costi del lavoro, riducendo la sicurezza a variabile marginale.

“Le stragi quotidiane nei luoghi di lavoro – prosegue Lo Schiavo – rappresentano plasticamente l’effetto di un modello che privatizza i profitti e socializza i costi e le sofferenze. Le vittime, nella stragrande maggioranza dei casi, sono lavoratori manuali: persone che operano con macchinari e impianti spesso non protetti, privi della necessaria manutenzione e in condizioni che non garantiscono standard minimi di tutela”.

La Cisal Catania ribadisce la richiesta di maggiore responsabilità delle imprese, che devono investire realmente in sicurezza; più controlli efficaci e mirati da parte degli organi ispettivi; un impegno concreto delle istituzioni nel garantire che il diritto a un lavoro sicuro non resti un principio sulla carta.

“Il lavoro non deve uccidere – conclude Lo Schiavo – e fino a quando continueremo a contare morti e feriti, non potremo mai parlare di vera civiltà del lavoro“.