E la guerra in Ucraina continua, di fronte ad un quadro geopolitico mondiale in continua mutazione

E la guerra in Ucraina continua, di fronte ad un quadro geopolitico mondiale in continua mutazione

Ma veramente l’Intero Occidente sta andando a rotoli? Nel 2025, ancora, la corsaall’impero del Dominio su altri popoli supera qualsiasi rapporto del buon vivere fra i popoli, senza alcuna considerazione sulla perdita di decine di migliaia di vite umane? Ci troviamo di fronte ad uno scenario mondiale, dove la violenza, a qualsiasi livello, a partire da quello domestico, di quartiere, di bande, di piazza, di stadio, di popoli ha superato qualsiasi motivazione giustificabile e in tema di guerre, a livello di economia, di assoggettamento, di terrorismo e di vendetta, ci ritroviamo su posizione rigide, lontano da accordi fra leader mondiali. Nessuno si preoccupa di riesumare la tanto agognata “Diplomazi” che i grandi Statisti del passato hanno insegnato e adottato, in diversi delicati periodi di storia passata e recente.

E non potevamo fare a meno di chiedere chiarimenti al Generale di Corpo D’Armata Giovanni Ridinò, esperto in crisi belliche per la sua esperienza professionale, maturata nella sua lunga carriera. Il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Ridinò, ha
avuto l’alto incarico di Direttore della Cellula Strategico Militare dedicata ad UNIFIL presso le Nazioni Unite in New York.

  • Signor Generale buongiorno, intanto grazie per la sua disponibilità; ancora dobbiamo trattare il tema “Guerra non stop”. Un situazione per la quale non si riesce a parlare di spiragli concreti di pace, ma, come si suole dire da noi, tutto “vagazzìa” e assistiamo, inermi, ad assorbire notizie gravi e senza via di uscita, come le proposte del gallico Macron che propone l’invio di militari europei in Ucraina per contrastare gli attacchi russi.

“Intanto, grazie per avermi invitato e, per prima, anch’io sono preoccupato di questa nebbia fitta e oscura che non pone alcuna luce su possibili intese di pace. Ci sono accadimenti che lasciano sempre più confusa la gente, quella semplice, che cerca ogni giorno la soluzione al suo vivere e desidererebbe che le cose andassero avanti senza ostacoli, accompagnate dal profumo della serenità. L’arrivo di Trump con le sue parole di pacificatore sembrava aver aperto uno spiraglio per un cambiamento sui vari scenari di crisi. L’incontro in Alaska con Putin non ha portato alcuna significativa svolta nel conflitto russo-ucraino”.

  • Siamo sprofondati in una confusione terribile, anche su Gaza dovenemmeno li, si paventano spiragli di luce, persino con le richieste di accordi per far liberare gli ostaggi.

“Gli scontri continuano come prima e più di prima. Le forze russe, seppur molto lentamente, guadagnano ogni giorno qualche metro di terra. Kiev, la capitale ucraina, ridiventa un obbiettivo da colpire quasi quotidianamente, spesso a caso, con vittime civili sempre più numerose, nel silenzio dei vari attivisti a pagamento che sembrano non riuscire a guardare oltre Gaza. Genocidio, parola usata troppo spesso, forse per giustificare questo strabismo di massa che vede i volenterosi, sostenitori di un gruppo armato che affama la propria gente. Strabismo che vuole nascondere altre realtà, di altrettanta gravità, in Sudan, nello Yemen, e nella stessa Ucraina, per le quali non ci sono sostenitori prezzolati per organizzare altrettanti viaggi con vessilli sventolanti che non servono a niente. È una constatazione amara, ma la guerra , chi la conosce, sa bene che non si risolve con una manifestazione di piazza, con qualche barcone pieno di ideologia o con riunioni, senza ancora un chiaro obiettivo da raggiungere”.

  • Tutti pronti, nella speranza che il dramma della guerra finisca.

“Si perché se la guerra non finisce, nessuno se la sente di andare sul terreno con gli scarponi per mettere il segno su un confine che segna una sconfitta ed una vittoria, a seconda da che parte si vuol leggere la pagina della tragedia umana”.

  • E la situazione grave in Ucraina che ci riguarda da vicino?

“Ritorno alla situazione legata all’Ucraina. Trump ha già manifestato un pensiero chiaro che relega il conflitto ad una questione europea. Non ha alcuna intenzione di essere trascinato in una situazione che appare ormai insostenibile. E riesce a lucrarci anche sopra con la vendita delle armi alla NATO, che a sua volta, le venderanno ai paesi europei che vogliono continuare ad alimentare il conflitto. In pratica, il presidente Usa ha posto un termine alla elargizione diretta di aiuti a Kiev. Zelensky, ancora una volta, viene illuso dai “volenterosi” (molto meno dagli USA) e spronato a resistere, a non cedere territori che ha già perduto. Putin continua la sua “azione speciale” non ancora conclusa ma non ne ha mai indicato gli obiettivi finali. Crimea, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia, Kherson? O tutta l’Ucraina?”.

  • Una guerra che l’Ucraina non vincerà mai!

“Una guerra che l’Ucraina non può vincere e che non riesce a combattere da sola, nonostante gli aiuti finanziari e materiali che riceve. Zelensky sta sacrificando intere generazioni per combattere, per procura, e con vincoli (le armi cedute devono essere impiegate solo per difendersi all’interno del territorio ucraino) che ne segnano l’immancabile sconfitta. La scelta di Trump, di lasciare che gli europei se la sbrighino da soli, fa pensare ad un isolazionismo americano dai conflitti in corso. Un po’ come era successo durante la II Guerra Mondiale fino all’attacco di Pearl Harbour”.

  • Purtroppo, Giambattista Vico aveva mille ragioni nel dire che la Storia è fatta di Corsi e Ricorsi Storici.

“Gli scenari però adesso sono diversi. I conflitti sanguinari sono quasi una valvola di sfogo ed anche una distrazione delle masse, rispetto al conflitto che sta sempre più crescendo tra imperialismi contrapposti nel campo economico, tecnologico, finanziario. Da una parte il mondo occidentale accusato di aver dominato il pianeta arricchendosi alle spalle del resto del mondo. Dall’altra, l’imperialismo dei nuovi ricchi che hanno nel tempo recuperato terreno e che sono proiettati al sopravvento sul vecchio sistema che appare sempre più inconsistente e quasi paralizzato”.

  • Ecco che la storia di oggi, ci fa assistere al sorgere di una nuova forza abbastanza radicata, si l’Imperialismo asiatico, piuttosto esteso e che abbraccia persino la Cina.

“Se guardiamo ai numeri, Russia, Cina e India, da sole, rappresentano quasi il 40% della popolazione mondiale. Un potenziale umano capace di grandi cambiamenti, alimentato da investimenti sempre più crescenti che sfociano in un dinamismo che il vecchio continente europeo, abituato ai racconti da salotto, non riesce nemmeno ad immaginare”.

  • Parole sante, che dovrebbero fare riflettere sulle prese di posizione di ignari Leader europei che, a nostro dire “Si sentunu cacorcila” e vogliono fare i galletti.

“La grande parata militare ha visto il leader cinese Xi Jinping, il russo Putin ed in nord coreano Kim Jong-un offrire una visione di compatta fratellanza (la Corea del Nord ha inviato i suoi uomini sul fronte russo, la Cina non ha mai condannato “l’Azione Speciale” ed ha sostenuto la Russia nell’ambito del Consiglio di sicurezza dell’ONU, rendendo di fatto questo organismo internazionale insignificante per la risoluzione dei conflitti)”.

  • Sì! La Cina ha offerto una fotografia nuova con la parata dei giorni scorsi.

“Si, una parata che ha offerto una fotografia di dove sta andando la Cina. Anche la scelta dell’abito del leader cinese (l’uniforme di Mao che tutti in Cina indossavano quando la rivoluzione imponeva un regime dittatoriale come pochi nella storia del mondo), a mio avviso, ha un significato profondo. Dalla nascita del nuovo corso, il cui inizio fu segnato da miseria e fame, alla Cina di oggi dove la dittatura ha una sofisticata forma tra pianificazione centralizzata ed economia di mercato. Lo sfoggio degli apparati militari, alcuni dei quali oggetto di studio da parte dei tecnici per capirne le reali potenzialità, la massa di uomini e donne in uniforme con assetti formali che fanno presumere un addestramento continuo e sostenuto, hanno voluto essere un biglietto da visita ed un avvertimento al mondo occidentale qualora avesse la malaugurata idea di opporsi all’annessione di Taiwan”.

  • Ecco, la corsa all’assoggettamento di confini strategici e fruttuosi dal punto vista economico, è sempre sulle pagine del diario del giorno e non quella del rispetto umano che porti agli accordi del quieto vivere.

“Le parole rassicuranti per soluzioni pacifiche dei conflitti confluiscono con le altre che invitano a stare dalla parte giusta della storia, cioè di quei regimi che governano senza vera democrazia e diritti umani. Il presidente americano deve essere rimasto anche lui un po’ impressionato. La sua aspirazione di “America First”, l’America prima di tutto, potrebbe collidere con una realtà che vede uno schieramento opposto dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, a cui si sono aggiunti altri Paesi nel 2024 e 2025, come Egitto, Etiopia, Iran e Arabia Saudita, formando i “BRICS plus”) che rischierebbe di neutralizzare, in parte, la sfida dei dazi con cui Trump spera di abbattere il grande debito e attirare investimenti. In questo quadro il supporto europeo appare di modesta entità con una economia asfittica, ridimensionata drasticamente dalle sanzioni alla Russia che hanno danneggiato le nostre economie rese ancora meno competitive dal taglio del gas russo, più economico, e da regole interne imposte da un miraggio, da prime della classe, nell’abbattimento delle emissioni nocive per l’ambiente”.

  • Ma le drastiche sanzioni alla Russia, da parte dell’Unione Europea, Gran Bretagna e Stati Uniti, non hanno tolto nemmeno un capello a Putin, tutto è passato nel dimenticatoio.

“Le nostre sanzioni alla Russia, come la storia insegna, appaiono non aver dato alcun colpo mortale all’economia Russa che ha trovato modo, con nuovi accordi e triangolazioni di vario genere , di continuare a crescere”.

  • Eppure, sembra, che stiamo progettando il 19°pacchetto di sanzioni!!!

“Si, L’Europa, dopo la caduta del muro di Berlino, pensava di aver raggiunto la pace permanente. Ha smantellato gran parte delle sue strutture militari per acquisire “il guadagno della pace”. Oggi si risveglia con la sensazione di minacce immanenti. Ma ricostruire quanto si è distrutto non è semplice e non si fa senza sacrificare altri settori su cui si regge l’economia di un paese”.

Non ci resta che aspettare e sperare in accordi di pace veri, concreti e duraturi. Signor Generale, grazie sempre per l’analisi attenta e veritiera, sullo scenario mondiale di oggi. Ci risentiremo presto, per i continui sviluppi degli squilibri che ci saranno e che provocano ancora grandi perdite di vite umane, paure e angosce.