SICILIA – Nell’ultimo periodo il panico per il West Nile Virus rappresenta il teatro che ogni giorno va in scena. Dall’infezione negli animali al primo uomo contagiato, l’Italia – e nello specifico la nostra Isola – si trova a fronteggiare una minaccia che, nonostante rara, può avere conseguenze gravi, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
L’Italia il Paese più colpito da West Nile Virus
Nel mese di luglio 2025, i bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità riportavano ancora valori relativamente bassi: 32 casi confermati al 23 luglio, quasi tutti concentrati nel Lazio, in particolare nella provincia di Latina, con 15 forme neuroinvasive e un primo decesso Il vero salto, però, si è registrato in agosto.
Nella settimana dal 7 al 13 agosto furono notificati 102 nuovi casi umani, portando il totale a 275. Di questi, 126 si manifestarono in forma neuroinvasiva (meningo-encefaliti e altre complicanze neurologiche) e i decessi salirono a 19. Lazio e Campania risultavano le regioni più colpite, seguite da Veneto, Lombardia, Calabria e Sardegna. Solo due settimane dopo, al 27 agosto, i casi confermati erano già 430, con 193 neuroinvasivi e 27 decessi. La letalità fra i casi più gravi si attestava attorno al 14%, in linea con gli anni precedenti ma con una diffusione territoriale ben più ampia.
Settembre ha segnato il culmine dell’epidemia. Al 3 settembre i casi confermati dall’inizio dell’anno erano 502, di cui 226 neuroinvasivi e 33 decessi. Nella settimana successiva, tra il 4 e il 10 settembre, si sono registrati altri 80 casi. Questo ha portato il totale a 582, con 260 neuroinvasivi e 39 decessi. L’Italia si confermava così il Paese con il maggior numero di casi in Europa, in un periodo che gli esperti del Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) avevano già indicato come il momento di picco stagionale.
“Sospiro di sollievo” per la Sicilia
Fino ad agosto la Sicilia non risultava tra le regioni con infezioni umane confermate. L’Isola era comunque monitorata con attenzione attraverso la sorveglianza veterinaria ed entomologica. Positività erano state riscontrate in zanzare, uccelli selvatici ed equidi in diverse province, in particolare nell’area di Catania. Nello specifico, il primo caso è stato riscontrato in un cavallo lo scorso 26 luglio.
Segnali che hanno spinto le Asp Locali e l’ANCI Sicilia a rafforzare le misure preventive.
Il primo caso umano in Sicilia compare ufficialmente nel bollettino ISS del 10 settembre 2025, con la notifica di un caso neuroinvasivo. Si trattava di un paziente siciliano che aveva sviluppato una forma neurologica, confermando che la circolazione virale aveva ormai oltrepassato la sola dimensione animale.
Prevenzione e sorveglianza: cosa comunica il direttore Emanuele Farruggia
La domanda che viene spontanea è se oggi, a “un passo” dalla stagione autunnale, ci sia effettivamente motivo di preoccupazione. Motivo per cui, ai nostri microfoni, è intervenuto Emanuele Farruggia, direttore del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria dell’ASP di Catania.
L’esperto ha spiegato che, per quanto riguarda la sorveglianza, “la prevenzione funziona ovviamente in maniera silente, per cui, nel momento in cui c’è una positività entomologica, si piazzano delle trappole da cui si catturano degli insetti e da cui poi viene estrapolato il terreno virale, noi dobbiamo dare delle comunicazioni se capiamo che c’è circolazione virale oppure, nel caso di quest’anno come nel cavallo, c’erano sintomi palesi, sintomi neurologici”.
La prevenzione funziona “come una rete“: infatti si danno le comunicazioni “ai medici di medicina generale, ai pediatri, ai sindaci – per quanto concerne le disinfestazioni – e ai centri trasfusionali per schedare i donatori e le sacche di sangue”.
Una malattia “a fondo cieco”: ecco il ciclo di trasmissione
Le zone più “a rischio West Nile” sono quelle in cui si trovano acquitrini. Basti pensare al caso di una signora che “nel 2022 andò in coma, viveva vicino a una vasca di raccolta di acque di irrigazione dove si annidavano zanzare e altro”. Una particolare attenzione anche in casa, ad esempio “il sottovaso che contiene acqua può essere ricettacolo di zanzare“.
Ma non tutte le zanzare sono infette: ” per verificarsi la malattia, significa che la zanzara deve pungere un uccello. Questo uccello fa da serbatoio; il virus lì si amplifica, proprio perché non cede, non muore, non cade preda della malattia. La zanzara punge questo uccello e poi la trasmette o all’uomo o al cavallo”. È una malattia stagionale, ogni anno si ripresenta. Farruggia ha evidenziato come emerga, però, “una ciclicità di 5 anni, anche se sembra strano. Probabilmente è dovuta allo stato immunologico del serbatoio, cioè dell’uccello.
E la buona notizia è che l’infezione è “a fondo cieco”: ciò significa che si blocca lì, “un uomo non può contagiare un cavallo, un cavallo non può contagiare un uomo, un cavallo non può contagiare un altro cavallo e un uomo non può contagiare un altro uomo“.