CATANIA – “Ci lascia un grande uomo, un innovatore in agricoltura“. A parlare il presidente di Confagricoltura Catania, Giosué Arcoria che esprime cordoglio, insieme al direttore Fabio Caruso, a nome di tutta l’organizzazione, per la morte di Alfredo Diana.
Si è spento Alfredo Diana: il cordoglio
Il presidente, insieme al direttore dell’organizzazione, Fabio Caruso esprime, a nome dell’organizzazione catanese, cordoglio per la scomparsa di Alfredo Diana, storica figura per il mondo agricolo, per i ruoli di vertice che ha ricoperto in Confagricoltura e in politica, ricoprendo l’incarico di Senatore e Ministro. A Diana si deve, tra l’altro, la fondazione dell’Anga (l’associazione giovanile di Confagricoltura, nel 1959).
“Diana ha dedicato la sua vita all’agricoltura – continua il presidente Arcoria -. Non lo dimenticheremo. Nel percorso che ha tracciato il nostro impegno quotidiano. A lui va tutta la nostra stima e riconoscenza.Un grande innovatore, con la mente proiettata al futuro, tanto da permettere all’agricoltura italiana ed europea di compiere grandi passi avanti”.
Il ruolo di Diana in Confagricoltura
Il 14 maggio 1969 Alfredo Diana fu eletto presidente di Confagricoltura, carica che mantenne fino al 1977, segnando una delle presidenze più lunghe della confederazione. Durante il suo mandato, Diana portò avanti visioni innovative al servizio degli agricoltori, concentrandosi in particolare sulla ristrutturazione organizzativa dell’ente, con l’obiettivo di renderlo pronto ad affrontare le trasformazioni a livello nazionale e comunitario.
Sotto la sua guida, Confagricoltura si trasformò da sindacato datoriale in un vero e proprio gruppo di pressione, rafforzando la propria presenza sia a livello regionale e nazionale, sia sul piano europeo. Questa strategia portò a un incremento significativo del numero di associati, con un particolare aumento tra le imprese familiari coltivatrici.
L’azione di modernizzazione e razionalizzazione promossa da Diana trovò concreta espressione nella riforma dello statuto federale, innovativa per l’epoca, che invertì la tendenza postbellica verso la verticalizzazione e centralizzazione dell’organizzazione, segnando un passo decisivo verso una gestione più flessibile e partecipativa dell’ente.