PALERMO – “Ricordare Paolo Giaccone, oggi, non è un atto formale né un semplice dovere istituzionale: è una necessità morale”. Così il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, nel ricordo di un’uomo divenuto ideale di libertà e autonomia scientifica.
Paolo Giaccone: un ideale oltre l’uomo
Cinque colpi di pistola alla testa uccidono Giaccone: era l”11 agosto 1982, 43 anni fa. Ma perché tutto questo? Facciamo un passo indietro.
Paolo Giaccone nasce a Palermo il 21 Marzo del 29′ e dopo il diploma – conseguito al liceo scientifico – si iscrive al corso di laurea in medicina, dove, in sei anni, ne ottiene il titolo di studio. Proprio in ambito universitario procede la sua strada dove, diventato docente, insegna nelle facoltà di giurisprudenza e medicina, il ramo legale della suddetta materia.
Ma Paolo non era solo professore. Esperto di balistica e tanatologia, è anche, e sopratutto, medico legale con il compito di eseguire numerose perizie per la Procura della Repubblica. È un periodo sicuramente difficile per essere medico legale: Giaccone arriva ad eseguire più di 3 autopsie al giorno, ma a lui va bene, resta fedele al suo mestiere. Proprio questa “fedeltà” alla professione, la sua “incorruttibilità” lo portano nel mirino di Cosa Nostra.
Nel dicembre del 1981 riceve l’incarico di esaminare un’impronta digitale lasciata da un assassino e permette l’identificazione, non piegandosi alle pesanti pressioni della mafia. Il gesto della Piovra fu brutale: Paolo Giaccone venne ucciso la mattina dell’11 agosto 1982, appena sceso dalla macchina con cui era arrivato al Policlinico.
“Nome inciso nella memoria”
“L’11 agosto 1982 non fu solo l’ennesimo delitto di mafia. Fu un gesto di sfida brutale contro la libertà della scienza, contro l’autonomia della coscienza, contro l’idea che esista un limite invalicabile oltre il quale nessun potere può spingersi”. Lo dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
“Paolo Giaccone non era un eroe in cerca di gloria. Era un uomo rigoroso, che faceva bene il proprio lavoro e che credeva che la verità non fosse negoziabile. Per questo è stato ucciso. L’omicidio tra i viali del Policlinico voleva rappresentare un messaggio di paura da parte della mafia. Ma, a distanza di 43 anni, quel messaggio è fallito. È fallito perché il nome di Paolo Giaccone oggi è inciso nella memoria di questa città, non come simbolo di morte, ma come testimonianza viva di dignità e coerenza”.
La commemorazione
La commemorazione è avvenuta oggi al Policlinico di Palermo. Hanno preso parte alla cerimonia davanti al cippo in memoria del medico legale, il presidente della scuola di medicina e chirurgia, Marcello Ciaccio, la direttrice dell’azienda ospedaliera, Maria Grazia Furnari, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, la figlia Milly Giaccone e l’assessore Pietro Alongi del Comune di Palermo.
Presenti anche rappresentati delle forze dell’ordine e magistrati.
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