Impugnata la legge siciliana sull’obiezione di coscienza in ospedale. È scontro politico

Impugnata la legge siciliana sull’obiezione di coscienza in ospedale. È scontro politico

SICILIA – Polemiche da parte dell’opposizione per la decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge della Regione Siciliana n. 23 del 5/06/2025 – recante “Norme in materia di sanità” – che prevedeva l’assunzione negli ospedali pubblici di medici e altro personale non obiettore di coscienza.

Legge che, secondo i ministri, viola l’articolo 117, secondo comma, lettera l) della Costituzione, nonché i principi di uguaglianza, di diritto di obiezione di coscienza, di parità di accesso agli uffici pubblici e in tema di pubblico concorso, richiamati negli articoli 2, 3, 19, 21, 51 (primo comma) e 97 della Costituzione.

L’obiezione di coscienza come strumento di tutela alla dignità secondo Russo e Varchi

Parole di soddisfazione arrivano da Raoul Russo e Carolina Varchi, rispettivamente senatore e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione insularità e capogruppo FdI alla Camera in commissione giustizia. “L’obiezione di coscienza rappresenta l’espressione più autentica della libertà personale, religiosa, morale e intellettuale. Per tale motivo apprendiamo favorevolmente l’impugnativa da parte del consiglio dei Ministri della legge 23 del 5/06/2025 della Regione Siciliana che prevedeva l’assunzione negli ospedali pubblici di assumere medici e altro personale non obiettore di coscienza”.

“La legge 194 del ’78 – aggiungono Russo e Varchi – garantisce a pieno tutti i diritti in campo ed in Sicilia non vi è alcun problema legato alla sua concreta applicazione. La legge impugnata da Roma, pertanto, aveva un carattere strumentale”.

“Noi non siamo contro l’obiezione di coscienza che, non è solo una questione di principio ma anche uno strumento concreto di tutela della dignità umana, della pluralità delle coscienze e della convivenza democratica, ma – concludono Russo e Varchi – va garantita a tutti la possibilità di partecipare ad un concorso pubblico”.

Safina (Pd): “Obiezione di coscienza ha superato l’80%”

Dall’altro lato, l’opposizione è inferocita. E lo dimostra la dichiarazione del deputato regionale del Pd Dario Safina. Il politico ha spiegato come lo Stato abbia deciso “di impugnare una norma di civiltà. Una legge che non limita nessuno, ma garantisce ciò che già dovrebbe essere garantito per legge: il diritto delle donne a scegliere, e a farlo nei tempi e nei modi previsti dalla legge 194″.

“Non un privilegio, ma un diritto. E io dico con forza: non arretreremo di un passo”.

Una legge che, secondo Safina, mira a garantire un servizio essenziale. “Una risposta doverosa a un’emergenza che da troppo tempo si consuma nel silenzio: in molte strutture della nostra regione, l’obiezione di coscienza ha superato l’80%, rendendo l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza di fatto impraticabile. Questo è inaccettabile in uno Stato di diritto”.

Dario Safina sul piede di guerra

Il parlamentare regionale contesta duramente le motivazioni del Governo: “Siamo davanti a un atto ideologico, non tecnico. È singolare che uno Stato che negli ultimi anni ha impugnato un numero irrisorio di leggi regionali, riconoscendo di fatto l’autonomia differenziata, scelga proprio questa, e proprio ora, per muovere guerra istituzionale”.

“Dov’erano quando in Italia veniva richiamata per l’inadeguata applicazione della 194? Perché nessuno è intervenuto prima per garantire, anche in Sicilia, un servizio sanitario equo e conforme ai dettami costituzionali?”, conclude Safina.

Fonte foto Governo italiano