CATANIA – Su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 30 luglio dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di due persone, una donna di 34 anni e un uomo di 26.
Le accuse: tentato omicidio e violenza privata aggravata
Secondo l’ipotesi accusatoria accolta dal GIP, ferma restando la presunzione di innocenza, i due indagati sarebbero gravemente indiziati di:
- tentato omicidio aggravato per la donna, con le aggravanti dei futili motivi, della condotta insidiosa, della presenza di figlie minori e dell’avere colpito in circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima;
- violenza privata aggravata per l’uomo, con le aggravanti dei futili motivi, del metodo mafioso e dell’aver agito in condizioni idonee a impedire la difesa della parte lesa.
I fatti: lite condominiale degenera in aggressione armata
Il provvedimento scaturisce dalle indagini avviate dopo un episodio avvenuto la sera del 20 luglio scorso, quando una giovane donna catanese si è presentata in codice rosso al Pronto Soccorso del Garibaldi Centro, ferita con un coltello alla spalla sinistra, avambraccio destro e collo, in quest’ultimo caso in una zona ad alto rischio per la presenza di vasi sanguigni vitali.
Un’aggressione in due fasi, tra minacce e colpi di coltello
Le indagini, coordinate dalla Procura e condotte dalla III Sezione Investigativa della Squadra Mobile, hanno permesso di ricostruire una dinamica dai contorni gravi e preoccupanti.
L’episodio sarebbe nato da una lite condominiale: l’uomo avrebbe aggredito verbalmente la vittima, cacciato un suo ospite con violenza fisica e minacciato la donna di ritorsioni se non si fosse trasferita altrove, rivendicando la propria appartenenza al clan mafioso Cappello-Carateddi e la disponibilità di armi.
La situazione sarebbe poi degenerata nell’accoltellamento da parte della donna, che avrebbe colpito la vittima in modo rapido e violento, con più fendenti dall’alto verso il basso. Alcuni presenti sarebbero riusciti a bloccarla solo dopo aver notato l’abbondante perdita di sangue della giovane.
Tuttavia, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la donna avrebbe ripreso l’aggressione poco dopo, esprimendo chiaramente l’intento omicidiario, come confermerebbe anche un audio registrato da un impianto di videosorveglianza.
Indagini concluse in tempi rapidi
Le attività investigative, caratterizzate da intercettazioni, analisi di immagini e audio e dichiarazioni testimoniali, hanno consentito in breve tempo di ricostruire i fatti e identificare gli indagati, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere.