PALERMO – Sono trascorsi 42 anni dall’uccisione del giudice Rocco Chinnici. A lui si deve l’ideazione del “Pool Antimafia“, ovvero una struttura collaborativa tra magistrati, uniti nella battaglia contro la criminalità organizzata.
Rocco Chinnici e il “Pool Antimafia”
Qualche anno prima di morire, precisamente nel 1980, a seguito della scomparsa di Emanuele Basile, capitano dell’arma dei carabinieri, e Gaetano Costa, procuratore e amico di Chinnici, con cui aveva lavorato a diverse indagini sulla mafia, si decise di dare una svolta nella lotta alla mafia. Entrarono a far parte del “Pool Antimafia” delle figure importanti e giovani, quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.
L’ideazione del “Pool Antimafia“, nacque anche per “preservare le scoperte” sulle indagini che un giudice porta avanti. Infatti, uccidendo chi è solo ad indagare in un determinato contesto, con lui “muoiono” anche gli esiti. Chinnici con quest’iniziativa tiene presente anche la sovraesposizione e l’isolamento a cui è sottoposto e “costretto” un magistrato che si occupa di certi casi.
Fondare questa squadra si dimostrò fin da subito una strategia efficace e di forte impatto. Infatti, le indagini condotte dal “Pool Antimafia” e coordinate da Chinnici furono diverse, molte delle quali “scottanti“, come ad esempio le inchieste sui “delitti politici” dell’allora Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, e del Prefetto di Palermo, Carlo Alberto dalla Chiesa.
Il “Maxiprocesso di Palermo”
A luglio del 1982, la sinergia tra polizia e carabinieri, fece emergere per la prima volta gli schieramenti mafiosi coinvolti nella seconda guerra di mafia. Vennero fuori gruppi di varie fazioni, come quelle di Botante-Inzerillo-Badalamenti e dei Corleonesi di Totò Riina, attribuendo loro relativi reati/omicidi.
Rocco Chinnici a quel punto decise di affidare a Giovanni Falcone l’istruttoria riguardo le indagini basate sul quel Rapporto ricevuto. Questo lungo lavoro ha portato ad un grande risultato, cioè il primo grande processo a Cosa Nostra, noto come “Maxiprocesso di Palermo“.
Ad agosto, venne emesso un mandato di cattura per 87 persone, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Fra queste, vi erano anche i latitanti Giuseppe, Salvatore e Michele Greco, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Salvatore Montalto.
Seguirono un secondo e anche un terzo mandato di cattura, contestando gli stessi reati, l’ultima volta però nei confronti di 125 persone. Infine, Falcone emise un quarto mandato, stavolta a carico di 14 indagati, tra cui Michele Greco, Filippo Marchese, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
La strage di via Pipitone Federico in cui perse la vita Rocco Chinnici
Venne ucciso il 29 luglio 1983, verso le 8 del mattino, quando una Fiat 126 verde parcheggiata davanti alla sua abitazione, in via Pipitone Federico, saltò in aria, con all’interno 75 chili di esplosivo. Nell’attentato persero la vita il capo dell’Ufficio istruzione Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile in cui abitava il giudice. L’unico superstite fu l’autista dell’auto blindata del magistrato, Giovanni Paparcuri, che ha riportato alcune gravi ferite, riuscendo a salvarsi.
Ad azionare il telecomando che ha provocato l’esplosione è stato Antonio Madonia, boss di Resuttana. In quel frangente l’uomo era nascosto e appostato all’interno di un cassone di un furgone rubato e parcheggiato nelle vicinanze della via in cui viveva il magistrato.
Le condanne, tra mandanti ed esecutori materiali
Dopo un complicato e lungo iter processuale e burocratico durato quasi vent’anni, nel 2002 la Corte d’assise di Caltanissetta ha condannato all’ergastolo come mandanti della strage Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci, Antonino Geraci, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Salvatore Buscemi, Salvatore Montalto, Matteo Motisi e Giuseppe Farinella.
Invece, in qualità di esecutori materiali, sono stati condannati Antonio Madonia, insieme a Calogero e Stefano Ganci, Vincenzo Galatolo, Giovanni Brusca, Giuseppe Giacomo Gambino, Giovan Battista Ferrante e Francesco Paolo Anzelmo.
Il ritrovamento del diario di Rocco Chinnici
A seguito dell’omicidio, i familiari del giudice trovarono un diario, rovistando tra le sue carte. Dentro erano annotati una serie di pensieri, appunti e considerazioni varie sulle situazioni che viveva, soprattutto in ambito lavorativ0/professionale.
Inoltre, venivano menzionate con nomi e cognomi le persone che, secondo Chinnici, avevano a che fare con le associazioni a delinquere, facendo riferimento all’attività dei colleghi della Procura di Palermo, accusati di ostacolare le indagini dell’ufficio e di complicità con gli ambienti mafiosi.
Tale “diario” fu consegnato dalla famiglia alla Procura di Caltanissetta, che si stava occupando delle indagini sulla strage. A sua volta venne mandato al Consiglio Superiore della Magistratura, che aprì un procedimento nei confronti dei magistrati citati.
La pubblicazione in TV e sui giornali di ampi stralci dell’agenda generò polemiche non indifferenti, causando anche preoccupazione nelle Istituzioni e negli uffici giudiziari coinvolti.
L’importanza dei giovani
Rocco Chinnici credeva fortemente nel coinvolgimento dei giovani all’interno della battaglia contro la Cosa Nostra. Infatti nel corso della sua carriera lavorativa partecipò a numerosi congressi e convegni come relatore, recandosi personalmente nelle scuole per parlare agli studenti della criminalità organizzata e mettere in evidenza i rischi della droga.
Oggi, a 42 anni di distanza
Ogni anno in occasione di questa giornata, già dalla mattina, vengono svolte tante attività in tutta Italia, ma in particolare in Sicilia e a Palermo. Oggi infatti, si terrà la cerimonia di commemorazione a Palermo e subito dopo la messa, per ricordare il giudice Rocco Chinnici e le vittime che morirono nell’attentato.
Nel pomeriggio invece, a Roma, saranno inaugurate due nuove sale dedicate rispettivamente ai magistrati Mario Amato e Rocco Chinnici, nella sede della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
In serata, per l’esattezza alle 19:30, avrà luogo una cerimonia anche a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese. Qui sarà intitolato il “Giardino dell’Impegno Rocco Chinnici” all’Oratorio Sant’Andrea.