Alla distruzione si contrappone l’innocenza: i bambini colorano Via D’Amelio

Alla distruzione si contrappone l’innocenza: i bambini colorano Via D’Amelio

PALERMO – È stata una mattinata di memoria e partecipazione quella vissuta oggi in Via D’Amelio, dove tantissimi bambini hanno affollato il luogo simbolo della lotta alla mafia nel 33° anniversario della strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Il Centro Studi Paolo e Rita Borsellino ha organizzato l’iniziativa “Coloriamo Via D’Amelio”, durante la quale i più piccoli hanno disegnato e giocato proprio nel punto in cui, quel tragico pomeriggio del 19 luglio 1992, la città fu sconvolta da un’esplosione di morte e distruzione. Una scelta simbolica e potente, per trasformare il dolore in un messaggio di speranza e consapevolezza.

A coordinare le commemorazioni è stato anche il Movimento delle Agende Rosse, in collaborazione con VM Agency Group, che ha promosso diverse iniziative lungo la giornata. Tra queste, l’allestimento della mostra a cura di Gaetano Porcasi, intitolata “La scia di sangue delle stragi in Italia. Mafia, eversione nera, servizi deviati e poteri infedeli”, che ripercorre decenni di connivenze e misteri nella storia del Paese.

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15, si è svolto il dibattito “L’agenda rossa e il filo di sangue delle stragi”, sempre a cura del Movimento delle Agende Rosse, con le testimonianze dei familiari delle vittime di mafia. Presenti le famiglie Manca, Agostino, Impastato, Mormile, Caccia, Montinaro, Catalano, Traina, insieme a Giovanni Paparcuri (sopravvissuto alla strage di Chinnici), Antonio Vullo (unico sopravvissuto alla strage di via D’Amelio) e Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato.

Alle 16:58, l’ora esatta dell’esplosione, è stato osservato un minuto di silenzio, preceduto dalla lettura della poesia “Giudice Paolo” di Marilena Monti. Un momento carico di commozione, che ha chiuso una giornata intensa, in cui Palermo ha ribadito il suo “no” alla mafia nel segno della memoria attiva e condivisa.

Dopo il silenzio la banda ha suonato l’inno di Mameli. Borsellino dal palco ha citato i nomi delle vittime della strage e sono state alzate in aria le «agende rosse».

In quel pomeriggio del 1992 ad attendere il magistrato e i poliziotti, c’erano 50 chili di tritolo nascosti in una vecchia Fiat 126 rubata. La strage è avvenuta a distanza di soli 57 giorni dall’attentato a Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Foto Ansa