CAGLIARI – Si è tenuta, all’interno della caserma Lungaro, la commemorazione per ricordare le vittime che hanno perso la vita nella strage del 19 luglio 1992. Tra le voci presenti anche quella di Emanuela Loi, nipote omonima della poliziotta 32enne che quel giorno ha prestato la sua vita per la causa anti-mafia.
La lettera, della nipote, a Emanuela Loi
“Il tuo nome, che porto con orgoglio, è un costante promemoria del tuo coraggio e della tua dedizione alla giustizia. La tua storia, il tuo sacrificio mi hanno insegnato l’importanza di lottare per ciò che è giusto, anche di fronte alle difficoltà”.
Così si è espressa la nipote Emanuela, attraverso uno scritto, per ricordare il sacrificio della zia mai incontrata eppure capace di trasmetterle “un sentimento d’orgoglio per l’esempio di coraggio e dedizione“. Il sacrificio della Loi, così, non rimane più un semplice monito a perseguire la giustizia, ma anche un insegnamento riguardo “il significato del senso del dovere e l’importanza di lottare per ciò che è giusto“.
“Mia madre e mio padre – continua la nipote di Loi – mi hanno raccontato della tua dedizione al lavoro e del tuo essere sempre positiva e solare, col tuo sorriso inconfondibile stampato sul viso per affrontare ogni situazione, anche la più difficile. Sono orgogliosa di poter continuare, in qualche modo, i tuoi passi”.
Il legame con la zia
La nipote ha poi concluso la propria lettera, rivolgendosi direttamente alla zia:
“A volte sento come se stessi vivendo la tua vita, come se i tuoi sogni e le tue passioni fossero anche i miei. Mi chiedo se avremmo avuto gli stessi interessi, se avremmo riso insieme delle stesse cose. Il pensiero di non aver potuto condividere questi momenti con te è un dolore che non riesco a descrivere. Spero che, in qualche modo, tu sia orgogliosa di me. Grazie per avermi ispirato a essere una persona migliore”.
Uno scenario non impossibile, se si considera come in realtà Emanuela non voleva fare la poliziotta ma la maestra. Il cambiamento avvenne quando il giorno del concorso, a cui partecipò per accompagnare la sorella, lei vinse, finendo così per diventare simbolo di dedizione e giustizia.