ALTAVILLA MILICIA – “Eravamo tutti sulla collina quando abbiamo bruciato il corpo di mia mamma. Io dopo un po’ sono scesa ma non riuscivo a scappare, ero senza forze”. È uno dei passaggi più sconvolgenti della deposizione resa in aula da Miriam Barreca, la giovane coinvolta nella tragica strage familiare avvenuta nel febbraio 2023 in una villetta ad Altavilla Milicia, nel Palermitano.
Strage di Altavilla: il drammatico racconto di Miriam in aula
Un caso agghiacciante, che ha sconvolto l’opinione pubblica per la ferocia dei fatti e il contesto in cui sono maturati: quello di un presunto rito di “liberazione dal demonio” che si è trasformato in una vera e propria mattanza. A perdere la vita furono Antonella Salamone, madre della ragazza, e i suoi fratelli Emmanuel e Kevin, di appena 5 e 16 anni. Vittime di sevizie brutali, torture e una deriva fanatica che rievoca le pratiche più oscure dell’Inquisizione.
Giovanni Barreca, muratore e padre della ragazza, ha confessato il triplice omicidio. Insieme a lui, sono imputati anche Sabrina Fina e Massimo Carandente, coppia legata da un fanatismo religioso, che però ha sempre negato ogni responsabilità diretta nei delitti, dichiarando di essersi limitata a “pregare”.
Nel corso dell’udienza a porte chiuse, Miriam, che all’epoca dei fatti era minorenne e viene giudicata con rito separato (condannata a 12 anni e 8 mesi lo scorso marzo), ha fornito un racconto spezzato dal dolore e dalla confusione. “Non dormivo, potevo riposare pochi minuti soltanto. Era una cosa potente”, ha detto descrivendo i lunghi giorni del rito, eseguito secondo una logica delirante per “purificare” la casa da presunti spiriti maligni.
Durante l’esame in aula, la giovane ha avuto un malore. In precedenza, aveva rilasciato dichiarazioni discordanti, sia a febbraio che a marzo 2024. E anche per questo la sua reale responsabilità nella strage resta un punto ancora controverso. “Non si è riusciti a capire se la ragazza abbia avuto un ruolo attivo o marginale – ha dichiarato l’avvocato Giovanni Barracato, difensore del padre –. È apparsa molto provata e confusa rispetto alle dichiarazioni precedenti”.
Tra riti di “purificazione” e torture medievali
Miriam ha raccontato di aver obbedito a ciò che le veniva ordinato, in un contesto dominato dal terrore e dal fanatismo. Ha descritto le torture subite dai fratelli, anche se in alcuni momenti – ha riferito – sarebbe stata bendata dalla coppia. In aula erano presenti tutti gli imputati. Carandente e Barreca hanno scelto di rimanere in silenzio, evitando qualsiasi contatto visivo con la ragazza. Solo Sabrina Fina ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee, negando ogni coinvolgimento nei delitti.
Durante l’udienza sono stati ascoltati anche i genitori di Antonella Salamone, che hanno raccontato le prime inquietanti avvisaglie dell’ossessione religiosa che avrebbe poi condotto alla tragedia: il semplice gesto di guidare un motorino o andare in palestra veniva interpretato come segno della presenza del demonio.
La ricostruzione dei fatti parla di torture atroci: le vittime venivano colpite con ferri da camino, obbligate a bere caffè a forza, fino a essere torturate con un phon acceso infilato in bocca. Quando i carabinieri, avvertiti dallo stesso Giovanni Barreca, entrarono nella villetta, trovarono i due figli legati e, al piano superiore, solo i resti carbonizzati della madre. Il rito, secondo chi lo ha orchestrato, era stato completato.
Un processo che scava negli abissi dell’umano. Dove il fanatismo e la manipolazione hanno preso il posto della ragione, lasciando dietro di sé solo morte, orrore e silenzio.