PALERMO – Un poliziotto libero dal servizio ha sventato un furto di moto a Palermo, bloccando un diciottenne sorpreso insieme a un complice mentre tentava di spostare una BMW R 80 GS, rubata due giorni prima da un cortile condominiale chiuso in zona viale Lazio.
Il furto di una moto a Palermo
L’episodio è avvenuto in un cortile nella zona di corso Calatafimi, dove i due giovani erano arrivati a bordo di un ciclomotore. Il poliziotto, trovandosi casualmente nel cortile, ha notato uno dei due alla guida della moto rubata mentre tentava di uscire. Insospettito, è intervenuto per fermarlo: la moto è caduta a terra e l’agente è riuscito a bloccare il giovane, mentre il complice è fuggito abbandonando lo scooter, risultato intestato a un familiare del fermato.
Sul posto sono poi intervenuti i carabinieri, allertati dal poliziotto, che hanno portato il diciottenne in caserma e lo hanno denunciato per ricettazione.
L’intervento di un poliziotto libero dal servizio
Secondo le prime ricostruzioni, i due avevano posteggiato la moto all’interno di un ampio cortile chiuso da un cancello, pur non avendo alcuna autorizzazione ad accedervi. Gli investigatori sospettano che si tratti di un luogo utilizzato dai ladri per nascondere temporaneamente i mezzi rubati, in attesa di verificare se i proprietari li stiano cercando, magari grazie a localizzatori GPS installati di nascosto.
Il giovane denunciato risiede a Monreale, comune alle porte di Palermo. Proprio da Monreale provenivano le tre vittime dell’omicidio avvenuto lo scorso aprile, quando furono uccisi da coetanei del quartiere Zen di Palermo. Dopo quell’episodio, dalle indagini era emerso che i palermitani si trovavano a Monreale per rubare motociclette, e nei giorni successivi si era diffusa l’ipotesi di possibili “raid vendicativi” da parte di giovani monrealesi, anche sulla base di messaggi apparsi in alcune chat WhatsApp di genitori.
La moto recuperata, una BMW d’epoca, è considerata di scarso interesse sul mercato illecito: difficilmente rivendibile e poco adatta anche alla cannibalizzazione per pezzi di ricambio. Tuttavia, secondo gli investigatori, i ladri potrebbero tentare di contattare direttamente i proprietari — magari rintracciandoli tramite gruppi Facebook dove le vittime pubblicano foto e descrizioni dei mezzi rubati — per chiedere un riscatto in cambio della restituzione del veicolo.