CATANIA – Emergono nuovi importanti dettagli sulla operazione Naumachia, scattata questa mattina e che portato all’esecuzione di 38 ordinanze di custodia cautelare, principalmente in carcere.
I destinatari del provvedimento, ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, sono ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di “associazione di tipo mafioso“, “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti“, “acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti“, “detenzione, porto e cessione di armi comuni e da guerra“, “ricettazione“, “estorsione“, con l’aggravante del metodo mafioso e con finalità di agevolare il sodalizio mafioso oggetto dell’indagine.
Le indagini sull’operazione Naumachia
Le indagini, sviluppate con metodi tradizionali e moderne tecniche investigative, sono state condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania sotto il costante coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia. Le attività investigative, che hanno avuto inizio nell’ottobre 2020 e si sono protratte fino al gennaio 2023, hanno permesso di documentare l’operatività di più articolazioni dell’associazione mafiosa “Santapaola–Ercolano“, in particolare del gruppo Nizza, attivo nei quartieri San Giovanni Galermo, Librino e San Cristoforo, nonché dei gruppi operanti nei quartieri di Castello Ursino e San Cosimo. Tra i principali indagati figura Giovanni Nizza, detenuto, il quale tuttavia sarebbe stato capace di mantenere contatti costanti con i componenti liberi del gruppo. I membri avrebbero aggiornato Nizza sulle dinamiche criminali in atto sul territorio, ricevendo ordini proprio da quest’ultimo.
L’attività avrebbe consentito di individuare diversi soggetti coinvolti. Silvio Corra (poi divenuto collaboratore di giustizia), poi Salvatore Scavone (anch’esso divenuto collaboratore di giustizia) ed anche Natalino Nizza, figlio di Giovanni. Quest’ultimi erano affiancati da Rosario Lombardo (deceduto), storico consigliere e uomo di fiducia dei Nizza. Il ruolo di Lombardo era emerso nel corso dell’indagine Carthago II e dell’indagine denominata Sangue Blu. Alla fine del mese di luglio 2021, in considerazione delle proprie condizioni di salute, il soggetto venne autorizzato a far rientrare nella propria abitazione di Librino, permettendogli di riprendere un ruolo attivo sul territorio.
I principali reati e condotte emersi dalle indagini
Tra gli episodi più rilevanti, si evidenziano sequestri di armi da guerra ed esplosivi nonché estorsioni in danno di imprenditori locali. La punta di diamante che ha caratterizzato l’ascesa dei Nizza è però la gestione del traffico di sostanze stupefacenti con una posizione di potere nel mercato catanese e diverse piazze di spaccio tra San Cristoforo, Librino e San Giovanni Galermo.
Nel tempo tutti i fratelli Nizza (Daniele, Giovanni, Andrea, Salvatore, Fabrizio) sono stati colpiti da ordinanze e da condanne, per due di essi è stato applicato il regime di cui all’art 41 bis (Daniele e Andrea), mentre uno di essi ha intrapreso il percorso della collaborazione con la giustizia (Fabrizio).
In tale contesto a partire dal 2020 l’attività di indagine ha permesso di documentare diverse dinamiche dimostrative della resilienza del gruppo mafioso e della sua capacità di resistere e riorganizzarsi dopo i provvedimenti restrittivi. Tra tutti Giovanni Nizza che sarebbe stato in grado, come si è detto, di partecipare attivamente alla vita del gruppo mafioso.
Tra le figure delle mogli dei fratelli Nizza particolare rilievo sarebbe stato rivestito da Maria Rosaria Nicolosi, moglie di Giovanni e madre di Natalino Nizza. La donna avrebbe avuto un ruolo di collegamento tra il marito e i sodali liberi organizzando la partecipazione degli affiliati alle videochiamate autorizzate tra lei e il marito e ricevendo le richieste degli affiliati sulla gestione del clan da parte dei soggetti incaricati da Giovanni.
Inoltre avrebbe svolto un ruolo operativo all’interno del gruppo mafioso prendendo parte attiva alle dinamiche dello stesso, favorendo e procurando preziosi alleati nel traffico di stupefacenti, suggerendo strategie ed alleanze mafiose.
L’ascesa dei figli d’arte
L’attività di indagine avrebbe, altresì, consentito di seguire l’ascesa criminale dei giovani “figli d’arte” Natalino e Salvatore Sam oggi collaboratore di giustizia (figlio di Giovanni Privitera detto u nacchiu). I due avrebbero percorso un cursus honorum criminale formidabile, giungendo anche a rivestire ruoli organizzativi all’interno del gruppo.
Detta ascesa veniva duramente ostacolata dal fermo di indiziato di delitto eseguito nei loro confronti in data 12.06.2021 in relazione all’omicidio di Vincenzo Timonieri. Nel corso dell’attività di indagine, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, venivano acquisite risultanze investigative dalle quali sarebbe emersa una contrapposizione violenta tra il gruppo mafioso facente capo al detenuto Lorenzo Saitta detto “lo scheletro” e i Nizza. L’obbiettivo sarebbe stato quello di sottrarre a quest’ultimi il potere.
Silvio Giorgio Corra (precedente responsabile del sodalizio) aveva iniziato nel mese di agosto del 2020 il percorso della collaborazione e, pertanto, il gruppo appariva particolarmente vulnerabile.
Sull’omicidio Timonieri
Detta contrapposizione, nella quale avrebbe assunto un ruolo di protagonista il genero di Saitta, Antonino Trentuno, sfociata anche in scontri a fuoco tra soggetti appartenenti ai due gruppi contrapposti, veniva abilmente strumentalizzata da Natalino in occasione dell’omicidio di Timonieri. Al fine di sviare i sospetti dei familiari e fornire una spiegazione “convincente“, ipotizzava che Vincenzo potesse esser stato vittima dei contrasti in corso con il gruppo dello scheletro.
Le armi
Nel corso della attività di indagine sono stati effettuati ripetutamente sequestri di armi che costituirebbero parte dell’arsenale del gruppo mafioso e dimostrerebbero la capacità militare del gruppo mafioso.
In particolare in data 17 gennaio 2022, i militari hanno sequestrato numerose armi e munizioni: 458 cartucce di vario calibro, 4 Flash Bang modificate in ordigni esplosivi, 5 Pipe Bomb artigianali, 6 proiettili per lanciagranate modificati, un silenziatore artigianale, un passamontagna nero, un giubbotto antiproiettile, una pistola cromata Benelli Army priva di matricola. Rinvenuti anche un fucile mitragliatore MP BRASILIEN 9mm PARA, una pistola mitragliatrice Kalashnikov cal. 7,62×39 con caricatore a banana, un fucile lanciagranate in polimero, una pistola a salve “mini gap” modificata in arma clandestina cal. 7,65 con silenziatore e caricatore, e 11 guanti in lattice.
Pochi giorni dopo, in data 28 gennaio 2022, i carabinieri hanno rinvenuto un fucile mitragliatore AK/47 S, un fucile a pompa HATSAN Escort Defender calibro 16, una pistola a tamburo Smith & Wesson calibro 38 con matricola abrasa, due Flash Bang modificate in ordigni esplosivi, un ordigno esplosivo tipo Pipe Bomb artigianale, 68 cartucce di vario calibro e un puntatore laser con supporto.
Il legame con Sant’Agata
In costanza di attività di indagine sarebbe stata altresì apprezzata la particolare affezione della famiglia Nizza per le celebrazioni della festa di S. Agata, Patrona di Catania. In particolare nel 2022 veniva documentata l’affissione ad una delle candelore votive di uno stendardo recante, tra le altre, la parola “Banana” (storico soprannome di Giovanni Nizza).
Successivamente, in occasione della Festa di Sant’Agata del 2023, venivano rinvenuti dei video pubblicati su una nota piattaforma social che mostravano un bambino, parente dei Nizza, fatto sedere durante la processione sulla medesima candelora che aveva ospitato lo stendardo sopra indicato.
Immagini video a cura di Federica Sciacca e Santo Romeo