La guerra di mafia dei Cursoti Milanesi dopo la morte di “u Furasteri”

La guerra di mafia dei Cursoti Milanesi dopo la morte di “u Furasteri”

CATANIA – È scattato all’alba il blitz dei Carabinieri contro il clan dei Cursoti Milanesi, storica organizzazione mafiosa attiva a Catania. Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP del Tribunale di Catania. L’operazione ha coinvolto undici province italiane, tra cui Catania, Agrigento, Lecce, Salerno, Reggio Calabria, e località del Nord come Verbano-Cusio-Ossola e Voghera.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di droga, tentata estorsione, ricettazione, detenzione di armi e banconote false. Il tutto aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan.

La guerra interna dopo la morte del boss

L’indagine, avviata nel dicembre 2021, ha documentato l’evoluzione del clan dopo la morte del capomafia Rosario Pitarà, detto “u Furasteri”, avvenuta nel dicembre 2020. La sua scomparsa, in un clima già segnato dall’omicidio di due esponenti del clan rivale Cappello, ha innescato una feroce faida interna.

A contendersi la leadership: Carmelo Distefano, detto “pasta ca sassa”, sostenuto da figure storiche del clan, e i nipoti del defunto boss, Giuseppe e Alfio Cristian Licciardello. Il contrasto è degenerato in scontri a fuoco, intimidazioni e aggressioni.

Emblematico l’episodio del 19 aprile 2022, quando Alfio Cristian Licciardello avrebbe sparato contro un’attività commerciale legata ai fratelli Strano, in risposta al pestaggio di un suo alleato.

Estorsioni e violenze al ECS Dogana Club

Uno dei fronti più gravi è emerso nella zona della “Vecchia Dogana” di Catania, dove il clan avrebbe imposto la propria presenza quotidiana all’interno dell’ECS Dogana Club, noto locale notturno.

Le estorsioni erano sistematiche: 400 euro a serata, fino a 1.600 euro a settimana, con la promessa — o meglio, la minaccia — di garantire “protezione” da disordini causati dagli stessi membri del clan.

Gli episodi documentati parlano chiaro:

  • 8-9 aprile 2022: Ardizzone, Patanè e Gagliano forzano l’ingresso e minacciano il personale.
  • 4 dicembre 2021: Sebastiano Miano, detto “piripicchio”, entra con 30 persone, aggredisce un socio e minaccia la devastazione del locale.
  • 2 maggio 2022: Ardizzone e Piterà aggrediscono con una transenna e colpiscono al volto un dipendente.

Le indagini hanno ricostruito un vero sistema di assoggettamento mafioso dell’area portuale, con raid organizzati e intimidazioni continue. In una circostanza, Pietro Gagliano, vicino a Miano, è tornato al locale con 50 persone in motorino per imporre le richieste estorsive.

Armi, droga e banconote false

Durante l’operazione, due soggetti sono stati arrestati in flagranza per spaccio di droga; uno di loro era armato e, secondo gli inquirenti, si preparava a compiere un omicidio.

Il commento di Francesco Curcio – Procuratore Capo Catania

 

 

 

Sono stati sequestrati:

  • Pistole e armi clandestine,
  • Ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana,
  • 176 banconote false da 20 euro, pronte per la circolazione.

L’offensiva dello Stato

L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania con il supporto di reparti specializzati — tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori Sicilia, i Nuclei Elicotteri e Cinofili e la Compagnia di Intervento Operativo — rappresenta un nuovo, duro colpo al clan.

“L’operazione conferma la capacità offensiva e la pericolosità ancora attuale dei Cursoti Milanesi”, si legge in una nota della Procura. Nonostante anni di repressione e arresti, il sodalizio mafioso continua a riorganizzarsi e a minacciare la sicurezza del territorio.

Le parole di Salvatore Altavilla – Comandante dei carabinieri Catania

 

 

Video interviste di Floriana Garofalo