CATANIA – Catania si è svegliata oggi col cuore spezzato. Una città ferita, scossa da un delitto brutale e insensato: l’omicidio di Santo Re, trentenne, padre di una bimba di pochi mesi, lavoratore della storica pasticceria “Quaranta”, dove prestano servizio anche le due sorelle e il padre. È stato ucciso a coltellate nel quartiere di Ognina da un parcheggiatore abusivo, un uomo a cui lui stesso – raccontano amici e colleghi – aveva più volte offerto vestiti e cibo. Un uomo senza permesso di soggiorno, noto alle forze dell’ordine, con alle spalle diversi precedenti.
Un omicidio che deve scuotere le coscienze
Era finito il turno in laboratorio, come ogni giorno. Nonostante il mal di denti, Santo era andato a lavorare: «Era un ragazzone serio e rispettoso», racconta la collega Samantha. Poi l’aggressione, improvvisa, feroce. Santo, ferito, ha cercato di raggiungere il suo posto sicuro: il lavoro, la sua famiglia. È lì che si è accasciato, mentre i colleghi cercavano disperatamente di salvarlo. È stato trasportato in ospedale, ma per lui non c’era più nulla da fare.
Samantha scrive: “Gli ultimi secondi di vita Santo li ha passati con noi a cercare di restare vivo. Stasera, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre mi toglievo i vestiti fatti di sangue, mi saliva la rabbia perché non è giusto”.
“Santo non è morto solo per mano di un assassino”, prosegue Samantha nel suo lungo post. “Santo è stato ucciso anche da un sistema giudiziario viziato, da uno Stato che ha lasciato in libertà un uomo pericoloso, privo di permesso di soggiorno e già conosciuto dalle autorità. Santo è morto di negligenza”.
Il dolore ha unito chi lo conosceva, chi gli voleva bene. I social si sono riempiti di messaggi, ricordi, rabbia e lacrime. Fabio Quaranta, cognato e uno dei titolari dell’azienda, ha scritto un semplice e struggente: “Ti amiamo Santo“.
“Sono morta con te, ti amo fratello mio”, è invece lo struggente commento della sorella Deborah postando una foto insieme a Santo.
La denuncia della Cisl
Una denuncia che si fa grido collettivo. E che trova eco anche nelle parole di Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania: “Non è stato un incidente, né una tragica fatalità: è stato un atto vile, crudele, un’esplosione di violenza ingiustificabile. La memoria di Santo Re deve diventare la scintilla che accende un cambiamento reale. Catania merita pace, giustizia, speranza”.
Una morte che non può essere archiviata
Il quartiere di Ognina è sotto choc. In molti ricordano Santo come un ragazzo gentile, solare, umile. Lavorava duramente, con dedizione. Aveva una famiglia, un futuro. È morto sotto i colpi di un uomo che conosceva, a cui aveva teso la mano. La sua morte ha il peso dell’ingiustizia e dell’abbandono. Ma anche della resa di un territorio dove la microcriminalità è spesso sottovalutata, ignorata, tollerata.
La città oggi non vuole solo giustizia. Vuole che quella giustizia funzioni. Vuole sicurezza, regole, presenza dello Stato. Vuole non dover più piangere un altro Santo.