Violenza e maltrattamenti all’ex, militare assolto a Catania. Pm impugna sentenza

Violenza e maltrattamenti all’ex, militare assolto a Catania. Pm impugna sentenza

CATANIA – Dopo l’assoluzione del professore universitario che ha “appoggiato i palmi al seno, ma senza pressione particolare delle mani” a una studentessa, la Procura di Catania appellerà un’altra assoluzione dello stesso Tribunale etneo nei confronti di un militare accusato per violenza sessuale, maltrattamenti, stalking e lesioni.

Il Tribunale di Catania assolve il militare

Secondo quanto riportato dai colleghi di La Sicilia: “L’accusa aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione in oltre 60 pagine di motivazioni, depositate lo scorso mese di aprile mentre il dispositivo è stato emesso a gennaio. È ripercorsa la vicenda giudiziaria in cui si ipotizzano rischi di aborto, la coppia ha avuto un bambino, insulti e reiterati episodi di violenza”.

Il Tribunale però ha ritenuto che “il corredo probatorio acquisito non ha offerto una plastica rappresentazione della sistematica sopraffazione da parte dell’imputato nei confronti della sua ex”.

Attendibilità della donna messa in dubbio

L’attendibilità della donna è messa in dubbio per il ritardo nel denunciare il padre di suo figlio. Non è ritenuta sufficiente la produzione di una foto – risalente a dicembre 2017 – che mostra il labbro arrossato, l’occhio gonfio e l’ematoma al braccio e la testimonianza della madre.

Il Tribunale si interroga sul come mai nel 2018, quando in casa arriva un carabiniere che attesta nel verbale gli arrossamenti al braccio della donna, quest’ultima non gli abbia raccontato gli abusi del passato che sarebbero rientrati nel cosiddetto Codice Rosso, in vigore dal 2019.

Agli atti del processo ci sarebbe un certificato medico del pronto soccorso del 5 marzo 2018, con dieci giorni di prognosi per la donna per un trauma addominale con tentativo di strangolamento ed ematomi diffusi alle braccia e al collo.

Il figlio maggiore della vittima (avuto da un’altra relazione) ha raccontato di aver sentito urlare la madre. Il Tribunale mette in dubbio le grida prendendo spunto dalle dichiarazioni della vittima: “Ero diventata afona“. E i giudici sollevano un’altra criticità nella ricostruzione: “Non si può escludere che si sia trattato di uno scontro reciproco” e non si può individuare “chi abbia attaccato e chi si sia difeso”.