CATANIA – Tre settimane fa, precisamente il 9 maggio 2025, si è svolta l’inaugurazione di due murales della legalità, realizzati nel Catanese. Le opere rientrano nell’ambito dell’iniziativa istituita dalla Fondazione Federico II “Le Strade da Seguire…”, avviata nel novembre 2024.
Murales della Legalità: le tappe di Motta Sant’Anastasia e Gravina di Catania
Il progetto dei murales della legalità si sta espandendo in molte zone della Sicilia. Stavolta i dipinti sono stati realizzati uno a Motta Sant’Anastasia e l’altro a Gravina di Catania. Il primo, dell’artista Chiara Abramo, rappresenta il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Il secondo invece, di Antonio Barbagallo, in arte “Anc“, e Francesco Barrera, (Mr. Pera), raffigurano Alfredo Agosta, Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara.
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Com’è nata l’idea di questo progetto?
“Il progetto, denominato “Le Strade da Seguire” nasce dalla volontà della Fondazione Federico II – spiega Anc – per diffondere il pensiero legato alla memoria, alla legalità e la giustizia“.
“L’idea – aggiunge Francesco Barrera – nasce dal progetto della Fondazione Federico II chiamato “Le Strade da Seguire”. Io come tutti gli altri artisti coinvolti siamo stati contattati per realizzare dipinti di grandi dimensioni raffiguranti vittime di mafia“.
“Il progetto fa parte del percorso di arte urbana “Le Strade da Seguire” – conferma Abramo – promosso dalla Fondazione Federico II sul tema della legalità“.
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La scelta di raffigurare questi personaggi da cos’è scaturita?
“La proposta dei soggetti ritratti – afferma Antonio Barbagallo – nasce dal pensiero di Alessandro Bifera (promotore dell’evento e delegato del sindaco del comune di Gravina di Catania per la Consulta Cultura) che ha voluto fortemente che si ricordassero quelle persone di cui spesso ci si dimentica: maresciallo dei carabinieri Alfredo Agosta, Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara uccisi per mano mafiosa“.
“Nel mio caso la scelta dei soggetti – spiega Barrera – è stata fortemente voluta dal nostro referente comunale Alessandro Bifera, essendo lui in contatto con i familiari delle vittime ho avuto una richiesta specifica“.
“È stata una richiesta – aggiunge Chiara Abramo – della Fondazione e del Comune di Motta, essendo un soggetto ancora non rappresentato all’interno di questo percorso“.
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Cosa rappresentano simbolicamente questi murales della legalità? Potreste descriverli?
“Per me, il simbolo di cui sono caricati questi murales – dichiara Anc – rappresenta la grande forza di questi uomini di affrontare con dedizione e coraggio ciò che avveniva in quei periodi bui. L’etica, la morale e la passione hanno spinto quelle persone a fare fino in fondo il loro lavoro per cui, ricordarli ci potrebbe spingere a lottare ancora per la tutela di una migliore società“.
“Difficile trovarci una simbologia dietro, quando si realizzano opere di questo tipo – spiega Francesco Barrera – è diverso rispetto ad opere più spensierate quindi più che altro ho cercato di affrontarlo con rispetto, non avendoli mai conosciuti ho cercato di rappresentare al meglio le persone in foto“.
“Nell’insieme – sostiene Abramo – ho provato a trasmettere un messaggio positivo, andando oltre la copia di una fotografia e inserendo anche altri simbolismi sul tema. Protagonista è il Generale Dalla Chiesa, dallo sguardo buono, immerso in una composizione dove vediamo: la rondine come metafora della legalità, condizione necessaria per la libertà degli uomini; l’alloro, simbolo di protezione, immortalità, saggezza e conoscenza; le geometrie, che rimandano agli elementi architettonici e paesaggistici di Motta Sant’Anastasia. Nell’insieme quindi l’opera è un augurio a questo luogo“.
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Qual è il significato che attribuisci all’opera?
“In correlazione alle opere realizzate presso il Comune di Acicastello per lo stesso progetto, ho ritenuto opportuno – spiega Antonio Barbagallo – dare una mia interpretazione: in questi murales sono presenti dei bambini che esaltano il valore della giustizia“.
“Justice League Sicilia – prosegue – diventa il presupposto attraverso cui gli appassionati dei fumetti riescono ad accorgersi che vi sono stati degli eroi che hanno lottato contro la criminalità e questi personaggi non erano di fantasia ma reali“.
“Così, questi bambini, vestiti da personaggi della Justice League (Superman, Wonder Woman, Batman) distolgono la loro attenzione nei riguardi dei personaggi di fantasia per focalizzarsi su quelli reali“. – Conclude.
“L’opera di per se non ha un significato da scoprire, sicuramente è un’opera dedicata al ricordo – aggiunge Mr. Pera – ma anche una denuncia verso un sistema che ha prodotto e produce troppe vittime“.
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Sei soddisfatto/a del risultato finale raggiunto?
“Lavorare con l’arte e poter comunicare attraverso essa – afferma Anc – è sempre motivo di gratificazione. In una terra martoriata, parlare di legalità, giustizia e lotta alle mafie rafforza la convinzione che c’è ancora tanto da fare. Non si può essere mai soddisfatti finché le cicatrici non guariscono“.
“Sì, sono abbastanza soddisfatto del risultato. Solitamente – dichiara Barrera – tendo a sperimentare un po’ di più con colori e soluzioni grafiche, ma ho voluto fare un passo indietro per dare davvero importanza alle figure non perdendo di vista lo scopo di tutto il progetto“.
“Sì, sono convinta che il vero risultato non risieda unicamente nell’opera in sé, quanto nell’esperienza collettiva di condivisione che essa genera. Non dimentichiamo inoltre – aggiunge Chiara Abramo – che ogni creazione di questo genere è destinata alla comunità“.
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Questa zona specifica, decisa per la realizzazione dei dipinti, è da considerarsi in qualche modo determinante?
““F.lli Costanzo” è l’incisione che sovrasta i piloni su cui sono raffigurati i dipinti. Uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa di cui parlò Pippo Fava, di cui indagò Carlo Alberto dalla Chiesa e ancora Falcone e Borsellino – afferma Anc – ne trattarono nei rapporti mafia-politica-affari, in particolare in correlazione con amministratori pubblici e imprenditori siciliani. Il luogo rafforza in maniera determinante il concetto di contrasto alle mafie“.
“La zona è stata scelta perché è un simbolo, proprio quel ponte– spiega Francesco – porta con se una storia di illegalità“.
“Sicuramente è un punto strategico e di passaggio – aggiunge Chiara – poiché è l’ingresso di Motta, inoltre lo spazio della piazza si presta per essere vissuto da giovani e non“.
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Cosa vorreste trasmettere/suscitare nella gente che si sofferma a guardare i murales della legalità?
“Mi piacerebbe comunicare la volontà di diffondere ciò che è buono fare per la tutela della collettività e, per chi ama la propria città, di tutelarla contrastando le nefandezze nascoste dietro a finti benefici e facili compromessi. Gli interessi dei pochi – afferma Anc – dovranno essere sostituiti dai benefici della popolazione per la tutela del bene comune. I murales sono stati eseguiti da me (per quello di Alfredo Agosta) e da Francesco Barrera (per l’altro pilastro contenente i volti di Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara)”.
“Sicuramente mi piacerebbe, per quanto possibile, educare l’occhio dei passanti. Abituarli ad accettare linguaggi diversi, a riconoscere – conclude Barrera – un valore, anche se la forma non è quella a cui siamo abituati. Acquisire strumenti nuovi che possano aprire nuove prospettive, agli adulti ma soprattutto ai più piccoli“.