QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
Tra fiducia, rischi e dipendenza: perché i social ci coinvolgono così tanto (e come capirlo meglio)
Scrolliamo, pubblichiamo, mettiamo like. Ogni giorno usiamo i social per condividere, informarci o semplicemente restare aggiornati. Ma quanto ci fidiamo davvero di ciò che vediamo? E quanto tempo ci passiamo senza accorgercene?
In pochi anni, i social sono diventati essenziali: comunicazione, lavoro, relazioni, conoscenza di sé. Oggi è raro non avere un profilo su Instagram, TikTok o WhatsApp.
Spesso restiamo online per ore, catturati da notifiche e contenuti su misura. Senza parlare di “dipendenza”, molti faticano a dormire o concentrarsi: l’iperconnessione tiene la mente eccessivamente attiva, causando stress, ansia e calo dell’attenzione.
Ogni volta che apriamo un’app, decidiamo quanto ci fidiamo. Se la percepiamo sicura e ben fatta, la usiamo di più; se ci sembra rischiosa, ci allontaniamo. Uno studio del 2016 ha mostrato che la fiducia conta più della paura: ci fidiamo di piattaforme oneste, competenti e benevole; temiamo invece per privacy, sicurezza e truffe.
Più ci sentiamo esposti, più limitiamo l’uso. Ma il rapporto con i social non dipende solo dal carattere. Le differenze culturali, secondo lo studio, contano meno del previsto: in tutto il mondo, se ci fidiamo, restiamo. E spesso ci fidiamo più della piattaforma che delle persone.
Nonostante i rischi, i social offrono spazi di espressione, informazione e inclusione. Hanno dato voce a chi spesso resta invisibile, come nel caso di #MeToo, #BlackLivesMatter. Sono strumenti potenti per imparare, trovare supporto o trasformare passioni in lavoro.
I social riflettono ciò che è presente all’interno della nostra mente: paure, bisogni, desiderio di esserci. Non sono buoni o cattivi: tutto dipende da come li usiamo.
La fiducia ci avvicina, il rischio ci allontana.
L’iperconnessione è sempre lì, silenziosa.
Non serve disconnettersi del tutto, ma imparare a scrollare con più consapevolezza.
Gangi Chiara Livia II^A – Istituto De Felice Olivetti – Catania (CT)
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