Inchiesta supermercato Biancavilla: “Lavoratori costretti allo sfruttamento”

Inchiesta supermercato Biancavilla: “Lavoratori costretti allo sfruttamento”

CATANIA – Nuovi dettagli nell’operazione della guardia di finanza di Paternò su presunti casi di caporalato in un supermercato del Catanese, a Biancavilla, con lavoratori sfruttati e sottopagati, fino al caso più grave di 1,6 euro l’ora.

Sarebbe emersa “una situazione di estremo stato di bisogno economico” dei dipendenti, costretti a “subire lo sfruttamento lavorativo” in mancanza di alternative, “limitando la loro libertà di scelta”.

L’inchiesta sui lavoratori sfruttati in un supermercato del Catanese

Lo scrive il procuratore di Catania, Francesco Curcio, nel comunicato sull’operazione che ha portato all’arresto, per caporalato e autoriciclaggio, del rappresentante legale e del direttore commerciale del supermercato, che sono stati posti ai domiciliari, e al sequestro preventivo della società, il cui valore è stimato in 3 milioni di euro.

Dall’inchiesta, scrive il procuratore Curcio, sarebbe emerse “una situazione di estremo stato di bisogno economico, comune a tutti i dipendenti i quali, pur consapevoli delle violazioni e della evidente non corrispondenza alla contrattazione collettiva e alla normativa di riferimento del trattamento loro riservato dal datore di lavoro (quanto a retribuzione, a orario di lavoro, riposo e ferie), avevano accettato dette condizioni in ragione della situazione di grave difficoltà economica e della necessità di far fronte alle spese dei rispettivi nuclei familiari, non avendo altra valida alternativa”.

Lo stato di bisogno dei dipendenti

“Pertanto – osserva Curcio – tra la possibilità di non percepire alcuna fonte di reddito e quella di subire sfruttamento lavorativo, non avevano potuto fare altro che accettare e subire questo ultimo“.

“In tutti questi casi, dunque – sottolinea il capo della Procura di Catania – lo stato di bisogno dei dipendenti ne avrebbe limitato la libertà di scelta, incidendo sulla libertà di autodeterminazione a contrarre e inducendoli ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose e illegali in quanto non consentite né dalla contrattazione collettiva, né dalla normativa giuslavoristica“.