SICILIA – Oggi si celebra la giornata internazionale dell’infermiere, una ricorrenza mondiale che ogni anno vuole riconoscere e valorizzare il ruolo essenziale che gli infermieri svolgono nel sistema sanitario e nella società.
La storia della giornata internazionale dell’infermiere
La data non è casuale: il 12 maggio coincide infatti con l’anniversario della nascita di Florence Nightingale, pioniera della moderna assistenza infermieristica e simbolo di dedizione, innovazione e cura.
La giornata internazionale dell’infermiere è stata istituita ufficialmente nel 1965 dal Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN), ma le sue radici affondano in un’idea lanciata già nel 1953 da Dorothy Sutherland, un’ufficiale del Dipartimento della salute, educazione e benessere degli Stati Uniti.
Sutherland aveva proposto al presidente Eisenhower di proclamare un giorno dedicato agli infermieri, ma la proposta non fu accolta all’epoca.
Solo anni dopo, l’ICN sancì ufficialmente l’iniziativa, scegliendo nel 1974 la data del 12 maggio per onorare Florence Nightingale, che con il suo impegno durante la guerra di Crimea rivoluzionò l’approccio all’assistenza sanitaria.
Ogni anno, l’ICN seleziona un tema specifico che ispira eventi, dibattiti e materiali informativi in tutto il mondo.
Lo scopo è porre l’accento non solo sul lavoro quotidiano degli infermieri, ma anche sulle sfide che affrontano e sulle opportunità di crescita e rinnovamento della professione.
In occasione della giornata, vengono distribuiti kit educativi e divulgativi che aiutano a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del ruolo infermieristico nei diversi contesti sanitari, dalle corsie ospedaliere all’assistenza domiciliare, passando per le emergenze sul territorio.
Le iniziative
In Italia, la giornata è stata celebrata con numerose iniziative promosse da ordini professionali, istituzioni sanitarie e associazioni di categoria.
Eventi pubblici, convegni, cerimonie di riconoscimento e campagne di sensibilizzazione avranno luogo in molte città, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini alla professione e promuovere una cultura del rispetto verso chi si prende cura della salute altrui, spesso in condizioni di forte stress e scarsità di risorse.
Le criticità
Nonostante il clima celebrativo, però, la realtà della professione infermieristica in Italia resta complessa e attraversata da numerose criticità. Una delle situazioni più preoccupanti si registra in Piemonte, dove mancano all’appello circa 6mila infermieri.
A contribuire a questa carenza sono principalmente il continuo pensionamento di professionisti esperti e l’insufficiente numero di nuovi laureati in Scienze infermieristiche.
Secondo le stime, ogni anno la regione perde oltre mille professionisti, con gravi ripercussioni sull’efficienza dei servizi sanitari.
Il problema non è solo numerico ma anche strutturale.
I turni estenuanti, la difficoltà di conciliare lavoro e vita privata, le retribuzioni spesso percepite come inadeguate e la scarsità di percorsi di carriera contribuiscono ad alimentare il fenomeno della fuga dalla professione.
Non pochi infermieri decidono di lasciare il settore pubblico per cercare condizioni migliori all’estero o nel privato, aggravando ulteriormente le difficoltà degli ospedali e delle strutture sanitarie locali.
Le aggressioni in Sicilia
In Sicilia, oltre alla carenza di organico, un problema drammatico è quello delle aggressioni al personale sanitario.
Gli episodi di violenza, purtroppo, non sono più isolati. A gennaio 2025, al Policlinico “Rodolico” di Catania, una donna ha minacciato e tentato di aggredire un infermiere a causa della lunga attesa al Pronto Soccorso.
Pochi giorni dopo, all’ospedale Maria SS. Addolorata di Biancavilla, una giovane di 26 anni ha aggredito una pediatra, un’infermiera e un vigilante, dopo aver ricevuto una notifica relativa all’idoneità genitoriale.
Secondo un report congiunto di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea) e Uniti per Unire, nel 2024 la Sicilia ha registrato un incremento del 18% nelle aggressioni al personale sanitario, piazzandosi al quinto posto su scala nazionale.
I dati
Inquietanti anche i dati sulle vittime: il 73% sono donne, e circa il 72% degli operatori aggrediti non denuncia, spesso per paura di ritorsioni o per rassegnazione rispetto a un sistema percepito come poco tutelante.
Tali episodi rappresentano un campanello d’allarme per le istituzioni, chiamate a garantire maggiore sicurezza nei luoghi di cura, attraverso protocolli, vigilanza, ma soprattutto un cambiamento culturale.
Il rispetto per gli operatori sanitari è una condizione imprescindibile per il buon funzionamento del sistema sanitario e per la dignità di chi lavora ogni giorno a servizio della salute pubblica.