Estemporaneità e inclusività a Camporotondo in…punta di pennello

Estemporaneità e inclusività a Camporotondo in…punta di pennello

CAMPOROTONDO ETNEO – Una ventina di artisti armati di tele, colori e pennelli si sono cimentati, domenica 27 aprile, in una estemporanea di pittura con tema: “Scorgi del luogo”. E non è una novità da queste parti, perché l’estemporanea è una tradizione a Camporotondo quando negli anni d’oro si contavano da ben 120 a 150 partecipanti, per un’edificante consuetudine artistica smarrita da circa sette anni a questa parte e tornata in auge, o almeno ci si prova, con la nuova amministrazione a guida Rapisarda che ha voluto fortemente riportare in vita una delle più importanti attività culturali radicata nel territorio. 

Ma sarebbe riduttivo se ci fermassimo solo nel raccontare le performance degli artisti disseminati in ogni dove tra viuzze, piazze e marciapiedi, se non descrivessimo l’altro evento contestuale all’estemporanea che è stato, oltre l’occasione per valorizzare e far conoscere l’immagine di Camporotondo, un intenso pomeriggio per ricordare che nessuno deve essere lasciato indietro, ma tutti devono sentirsene parte di questa società, magari creando un quadro insieme. 

Così, coadiuvati dalle cooperative Team (ti educa a migliorare), Controvento e Mosaico, decine di ragazze e ragazzi, diversamente abili, hanno partecipato in gruppo e in maniera singola nel creare le loro opere artistiche acquisendo l’evento, di fatto, anche il tangibilissimo valore di laboratorio inclusivo.  

Meta di tutto ciò è stata una giornata che cha provato a trasmettere, riuscendoci, un fondamentale messaggio sociale: l’importanza dell’arte e la voglia di esprimersi non hanno diversità e soprattutto che la difficoltà del singolo individuo può essere superata da un gruppo di lavoro che insieme riesce a fare ciò che all’ individuo sembrava impossibile. Il tutto è stato possibile grazie al connubio perfetto tra l’arte e il sociale, tra la voglia di dare un’importanza culturale all’evento includendo il lodevole lavoro dei servizi sociali deus ex machina di tutto ciò. 

Ma ascoltiamo le parole di una delle diverse pittrici impegnate nella guida artistica dei ragazzi come Debora Granata: “Ho fatto fare un dipinto ai ragazzi per dimostrare che non sono soli e che tutti insieme possono farcela a costruire qualcosa. Lo stiamo facendo a che per dimostrare che così sono un’unica forza, la stessa forza racchiusa in un quadro di due metri per due metri e mezzo.  C’è anche chi ha preferito fare un dipinto da solo per marcare, anche così, la propria identità”.

Mentre all’assistente sociale Gessica Leotta abbiamo chiesto in quanti si sono prodigati per cooperare in questo magnifico lavoro: “siamo tre cooperative accompagnati da otto educatori multidisciplinari, infatti ci sono assistenti sociali, operatori socio assistenziali, educatori, esperti di laboratorio come un musicoterapista, il tutto per educare a migliorare le numerose capacità già presenti negli adulti e minori con disabilità sia fisica, psichica, sia sensoriale”. Soprattutto, questo lavoro d’inclusività, gli ha donato una ulteriore volontà per riuscire a superare le non poche difficoltà che la nostra società, a volte sorda a queste problematiche, pone loro ogni giorno. 

Mentre ieri domenica 4 maggio c’è stata la finale dell’estemporanea con una giuria di valore formata e presieduta dal Prof Giuseppe Ettore, Presidente della giuria d’onore (e della Fondazione Salute e Cultura) composta altresì dall’architetto Benedetto Poma, dal Dirigente dell’istituto Ferraris Davide Platania (presente insieme con la professoressa Valentina Lombardo), dal Presidente del Lions Club Catania Host Elena Ciravolo e dalla professoressa Tiziana Rasà, filosofo dell’arte.

La giuria

Ad aprire la serata, il saluto del Sindaco Filippo Rapisarda, mentre la giuria si confrontava per decidere i nomi dei quattro finalisti, il pubblico ha assistito all’art show dell’artista Deborah Granata e all’esibizione canora della giovanissima Rosa Maria Mazzone.

Alla fine del confronto, i giurati presenti hanno proclamato i vincitori: il quarto posto è stato assegnato a “I colori di Camporotondo” di Valeria Sgroi, una sintesi concettuale perfetta, espressa nella bicromia dominante graffiata sulla tela, che richiama l’oro araldico e la nera lava rappresentando gli elementi essenziali dell’identità di Camporotondo Etneo di un monumento iconico che diventa espediente di una narrazione universale. Al terzo posto, “Il leone dell’Etna” di Thania Taddeo per il valore simbolico, reso mirabilmente nella reinterpretazione degli elementi di araldico rimando che lo compongono.

Al secondo posto si è classificata l’opera di Anna Maio “Abbraccio di terra e cielo” per aver messo insieme, in una crasi di significati e luci, la fertilità della terra e dell’anima del paese etneo. 

Ed infine, in un clima festoso, è stato conferito il primo premio dell’estemporanea di pittura 2025 all’opera “1600” di Chiara Di Benedetto. L’artista mette su una tela piccola, ma dalla forza quanto mai dirompente, tutto il dramma di un marchesato, nel suo massimo splendore, raso al suolo dall’audacia della natura. Quella stessa natura che, anche nelle macerie, emerge, come dimostra l’inserto vegetale nell’opera materica, che rivela le radici storiche di Camporotondo Etneo. Chiara Di Benedetto ha interpretato il verbo “scorgere” nel senso proprio di “riuscire a vedere” il presente attraverso la storia che si veste di eternità nell’opera d’arte. Un pomeriggio di cultura che ha donato benessere a tutti gli intervenuti: identità, appartenenza, rivelazione e stupore si sono incontrati in uno scambio di cromie, stili e linguaggi pittorici che si possono sintetizzare in un’unica pennellata che ci dice che l’arte ci fa bene e ci fa stare bene.