SICILIA – Un tempo culla di biodiversità marina, il Mar Mediterraneo oggi versa in uno stato di crisi ecologica senza precedenti. A lanciare l’allarme è la Federazione Armatori Siciliani, che individua nel tonno rosso (Thunnus thynnus) uno dei principali responsabili di un delicato squilibrio.
La sua sovrabbondanza sta mettendo a rischio l’intero ecosistema, prosciugando le popolazioni di pesce azzurro, risorsa vitale per la catena alimentare marina e per la pesca tradizionale.
Ogni anno vengono pescate circa 35mila tonnellate di tonno rosso nel Mediterraneo.
L’allarme della Federazione Armatori Siciliani
Ma ciò che preoccupa maggiormente è il costo ecologico della sua crescita: per ogni chilo di tonno ingrassato in gabbia, servono circa 15 chili di pesce azzurro, prevalentemente sardine e acciughe.
Queste specie, fondamentali per l’equilibrio marino, vengono così depredate per alimentare un mercato ad alto rendimento, sacrificando la sostenibilità dell’intero habitat.
L’allevamento intensivo minaccia la pesca artigianale
L’aumento della domanda globale di tonno rosso ha dato impulso a un allevamento intensivo, in gabbie galleggianti, che accentua il consumo di pesce azzurro e riduce drasticamente la disponibilità per altri predatori naturali e per la pesca artigianale, pilastro economico di molte comunità costiere.
Le conseguenze non sono solo ambientali, ma anche economiche.
La drastica riduzione del pesce azzurro colpisce direttamente i pescatori locali, già penalizzati da restrizioni e concorrenza internazionale.
Le comunità marittime vedono così diminuire le possibilità di sostentamento, mentre grandi interessi industriali traggono profitto da un sistema che appare sempre più sbilanciato e insostenibile.
Nonostante l’introduzione di quote di pesca e periodi di fermo biologico, il sistema di gestione attuale si dimostra inefficace.
Le falle nei controlli, l’opacità delle pratiche e l’influenza di lobby internazionali e persino organizzazioni criminali nel settore del tonno rosso rendono difficile garantire una gestione equa e trasparente.
Una possibile via d’uscita
Secondo la Federazione Armatori Siciliani, una possibile via d’uscita potrebbe essere una liberalizzazione controllata della pesca, che riequilibri il mercato riducendo l’influenza delle grandi holding.
Tuttavia, una simile scelta richiederebbe al contempo un rafforzamento dei controlli, sistemi di tracciabilità efficaci e una forte volontà politica.
La crisi del Mediterraneo non è inevitabile. Serve una svolta: un modello di pesca più equilibrato, trasparente e sostenibile, in grado di proteggere la biodiversità marina e sostenere le economie costiere.
Solo un approccio sistemico, che metta al centro la tutela dell’ecosistema, potrà garantire la sopravvivenza del mare nostrum e delle comunità che da esso dipendono.