La Sicilia, ma manco l’Italia scherza, reinterpreta la visione del Far West cinematografico

La Sicilia, ma manco l’Italia scherza, reinterpreta la visione del Far West cinematografico

ITALIA – Per le ultime notizie di cronaca, San Gregorio, Mascalucia, Monreale, Palermo, Messina, Avola, Misterbianco, Catania e poi l’intero Stivale, compresa la Milano e la Roma Far West, in mano alla violenza umana “non stop”. Sembra di leggere un giornalino a fumetti, o per meglio dire andare al cinema e rivedere quei film Western dove trenta, quaranta morti ammazzati a film, costavano 150 lire a pellicola.

Si “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e cosi via. Ma ci rendiamo conto, in che modo serpeggia la brutale violenza di individui maturi, maschi, donne, anziani, giovani, persino minori e in quale mondo stiamo facendo vivere le nuove generazioni?

Ma dove è andata a finire l’educazione impartita fino agli anni cinquanta, con lo scappellotto dell’insegnante ben accetto dai genitori e con l’uso della verga nel distribuire 50, 100 colpi in mano al ragazzino che non aveva studiato la lezione e le bocciature erano massicce e ripetitive anche per il mancato otto in condotta? Ragazzi delle elementari che ripetevano anche per tre volte gli anni da bocciati.

Ma dove è andato a finire ancora, l’insegnamento ferreo della educazione del rispetto umano in tutte le scuole e per i ragazzi montati di testa, disubbidienti e violenti veniva minacciata l’espulsione dalle scuole, prima del Regno e dopo dell’ Italia repubblicana intera, con dirottamento obbligatorio verso i collegi riformatori? Si, chi ricorda la famosa frase del genitore burbero : “Ora sprugghiu i carti ppì mannàriti ‘ncollegiu!!!”.

Fino agli anni 80, all’incontro degli insegnanti – genitori, il verdetto dei docenti era vangelo e i genitori ne facevano tesoro. Sì, si doveva ubbidire. Cosa possiamo affermare oggi? Con l’inizio del 21mo secolo, tutto è cambiato e nel 2025 il peggioramento dei rapporti sociali, a qualsiasi grado, familiare, parentale, amicale e persino di quartiere, per non parlare dell’astio che si va ad accentuare, divenendo persino odio violento fra genitori ed insegnanti, ha toccato il fondo, persino negli ospedali con continue e violente aggressioni.

Il decadentismo sociale è inarrestabile, ancora con la formazione di squadre di bulli, inarrestabili ed incontrollabili, nelle scuole, nelle movide, nei centri e nelle periferie, fuori da ogni controllo genitoriale. Nel 2004, in Italia, la Legge 226, nota anche come Legge Martino, ha sospeso le chiamate al servizio militare obbligatorio, a partire dal 1° gennaio 2005. La legge ha introdotto la possibilità di svolgere il servizio militare come volontario, formando le Forze Armate con personale volontario. Perché la Legge Martino ha sospeso la leva obbligatoria?

La Legge Martino, approvata il 23 agosto 2004, ha sancito la sospensione delle chiamate al servizio di leva obbligatorio, fissando il termine al 1° gennaio 2005. Tale decisone venne adottata per consentire la formazione delle Forze Armate Italiane, ad un sistema interamente volontario ed in servizio permanente effettivo. Oggi, a distanza di più di vent’anni : Sospendere definitivamente il servizio militare, perché non si può parlare di abolizione in quanto la leva obbligatoria è legge costituzionale, è stato un bene o un male per i giovani e per la società di oggi?

Un interrogativo che, a primo acchito, potrebbe sembrare antidemocratico, scontroso, asociale, anacronistico, ma riflettendoci sopra potrebbe aprirci tante ed importanti riflessioni, come considerazioni che ci portano ad attente valutazioni: Quando vi era il servizio di leva obbligatorio, era in uso dire e non era affatto un luogo comune: “Vai a fare dodici mesi di militare e ritornerai un
uomo dal cervello maturo!!!”; “Per te ci vuole il servizio militare, ti manca l’educazione!”; “Viri ca a to figghiu a mennula ci quagghia dopu ca ha fattu u surdatu!”; “Ma to figghiu è sbannutu piddaveru, o facci fari dui anni di surdatu e viri comu si scorda il calcio scommese!”.

Eppure potremmo continuare ancora, ma lo Stato deve venirci incontro, magari non con la obbligatorietà della leva, ma con un radicale cambiamento del sistema scolastico, in cui l’educazione venga insegnata in tutte le forme persino coercitive, in caso di necessità per il vivere sociale e non asociale.