CATANIA – “Insieme contro la violenza – Costruire un futuro di pari opportunità”, questo il tema della conferenza che ha avuto luogo al Palazzo della Cultura di Catania il 14 aprile scorso. Organizzato dalla “Consulta Provinciale degli Studenti“, ha visto il coinvolgimento di numerose istituzioni e realtà scolastiche, tra cui il Politecnico del Mare “Duca degli Abruzzi”, che è stato protagonista attraverso un suo rappresentante di Istituto, Nourdine Tbibi Scarabelli.
“Abbiamo dato voce a un’urgenza che non può più essere ignorata: la lotta alla violenza in tutte le sue forme“, scrive Scarabelli. “Come Vicepresidente della Commissione Pari Opportunità della Consulta Provinciale Studentesca, ho fortemente voluto e organizzato questa conferenza insieme ad Andrea Perla, Segretario della Consulta, con il prezioso supporto del Presidente Alessandro Rapisardi, perché credo che il cambiamento non si invochi: si costruisce. E si costruisce insieme. Con studenti, istituzioni, associazioni, forze dell’ordine, cittadini. Nessuno escluso! – continua Nourdine – Abbiamo scelto di creare uno spazio di ascolto e confronto vero, soprattutto con i più giovani, perché il rispetto, la parità e la non violenza iniziano proprio lì: dall’educazione“. “Oggi non ci siamo limitati a parlare: abbiamo lanciato un messaggio chiaro contro la paura, contro il silenzio, contro l’indifferenza. Per un futuro di rispetto, ascolto e diritti”.
Il discorso di Nourdine Tbibi Scarabelli, portavoce di tutti gli studenti dell’Istituto Duca degli Abruzzi di Catania
“Signor Sindaco, Autorità civili e militari, gentili ospiti, stimati relatori, vi ringrazio, uno a uno, per essere qui oggi. Oggi non ci riuniamo solo per discutere. Oggi siamo qui per assumere una responsabilità collettiva. Perché parlare di violenza e soprattutto contrastarla non è un atto astratto. È una scelta politica, sociale e culturale. È un atto di civiltà“.
“Come vicepresidente della Commissione Pari Opportunità della CPS di Catania, ho voluto fortemente questa conferenza. Perché credo che il cambiamento non si invochi: si costruisce. E per costruirlo dobbiamo esserci tutti, istituzioni, scuole, forze dell’ordine, magistratura, associazioni, cittadini. Nessuno escluso. La violenza, in tutte le sue forme – fisica, psicologica, economica, verbale – è ancora oggi un’emergenza strutturale. Ma non è inevitabile. È figlia di una cultura che possiamo e dobbiamo cambiare. Una cultura che ancora oggi insegna la supremazia, l’abuso, la negazione dell’altro“.
“Diceva Bertolt Brecht: ‘Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati’. Ecco, noi oggi ci sediamo dalla parte di chi ha subito, di chi lotta, di chi si rialza. Ma non basta stare ‘dalla parte giusta’. Bisogna agire con coraggio e visione. Significa rafforzare l’educazione nelle scuole, affinché il rispetto diventi linguaggio quotidiano. Significa dare risorse vere ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Significa proteggere le donne, ma anche educare gli uomini. Significa non derubricare mai la violenza a un fatto privato, ma riconoscerla come una responsabilità collettiva“.
“Le storie delle donne che oggi daranno voce alla loro esperienza, insieme a quelle dei rappresentanti delle istituzioni, ci ricorderanno che dietro ogni numero c’è un volto, una vita, un grido che chiede ascolto. E rispetto. C’è bisogno di uno scatto etico, politico e culturale. C’è bisogno di una rivoluzione gentile ma determinata. Perché la parità non è una concessione. È un diritto costituzionale. E se lo Stato deve essere la casa di tutti, allora non può esserlo fino a quando le sue stanze non saranno sicure per tutte e per tutti“.
“Oggi, da Catania, vogliamo lanciare un messaggio chiaro: non ci sarà vera democrazia finché ci saranno cittadini e cittadine che vivono nella paura. Non ci sarà uguaglianza finché la violenza avrà voce e chi subisce resterà inascoltato. E non ci sarà pace finché le differenze saranno motivo di odio, invece che occasione di crescita“.
“Concludo con le parole di una donna che ha illuminato il Novecento, Simone de Beauvoir: ‘Non si nasce donna: lo si diventa’. Allo stesso modo, non si nasce violenti: lo si diventa. E allora, se l’educazione può insegnare a odiare, può anche insegnare a rispettare. Che questo incontro sia l’inizio di un cammino comune, fatto di coraggio, ascolto e azione. Un cammino che non si ferma qui, ma che oggi trova una voce. La nostra. Unita, determinata, viva. Grazie!”