Paternò, lotta al caporalato e sfruttamento: 90 centesimi a cassetta per i lavoratori

Paternò, lotta al caporalato e sfruttamento: 90 centesimi a cassetta per i lavoratori

PATERNÒ – Prosegue con determinazione l’attività di prevenzione/contrasto del fenomeno del caporalato, da parte dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania N.I.L., in costante sinergia con i reparti territoriali dell’Arma. Nello specifico, nel corso dell’attuale campagna agrumicola, sono stati intensificati i controlli nelle aree della Piana di Catania, grazie alla collaborazione con i militari della compagnia di Paternò. Già lo scorso mese era stato messo a segno un colpo, che aveva fatto scattare una denuncia e una maxi-sanzione verso un 64enne di Paternò.

Il fenomeno del caporalato

Il caporalato rappresenta una grave forma di sfruttamento lavorativo che colpisce soprattutto i lavoratori stranieri in condizioni di vulnerabilità. Si tratta di un sistema illecito di reclutamento della manodopera che, oltre a calpestare la dignità delle persone, danneggia profondamente l’economia legale, Inoltre, questo “metodo” genera concorrenza sleale nei confronti delle aziende che operano nel rispetto delle normative vigenti e che già soffrono la crisi del settore agricolo.

L’attività info-investigativa

Per contrastare/reprimere questo fenomeno criminale, sono stati avviati diversi servizi ispettivi dei carabinieri, partendo dai principali punti di raccolta e reclutamento. Attraverso un’attenta attività di osservazione e pedinamento, si sono potuti ricostruire i percorsi seguiti dai furgoni impiegati per trasportare i lavoratori nelle campagne, accertando l’effettivo impiego illecito di manodopera.

Pertanto, durante le ultime verifiche, sono state individuate delle vere e proprie schiere di braccianti stranieri, reclutati in luoghi d’incontro prefissati. Quest’ultimi venivano poi condotti in aziende agrumicole della zona. I lavoratori erano costretti a raccogliere un minimo di 50 cassette al giorno, con una retribuzione di appena 90 centesimi a cassetta. Veniva infatti pienamente violato il contratto collettivo nazionale, che vieta espressamente il pagamento “a cottimo”. Inoltre, coloro che non riuscivano a raggiungere l’obiettivo, non venivano più chiamati a lavorare.

A rendere ancora più gravi le condizioni di lavoro era la totale assenza delle più elementari misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni. Questo dimostra maggiormente il contesto di sfruttamento sistematico. In più, è emerso che uno dei caporali pretendeva dai braccianti la restituzione di una parte della già misera retribuzione. Questo aggravava ulteriormente la condizione di abuso e assoggettamento.

I provvedimenti

All’esito delle attività, in base agli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, i carabinieri hanno denunciato in stato di libertà quattro persone, tra datori di lavoro e intermediari, di cui tre italiani e uno straniero, di età compresa tra 32 e 71 anni, ritenute responsabili di sfruttamento lavorativo. Occorre però precisare sempre la presunzione di innocenza degli indagati, valevole ora e fino a condanna definitiva.