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Il 6 marzo il Consiglio europeo ha approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro per incrementare la spesa militare e sostenere il progetto “ReArm Europe”. Questo è stato un passo fondamentale verso la creazione di un esercito europeo, idea che sembra stia finalmente nascendo e che suscita però diversi pareri.
Dopo le politiche del neopresidente Donald Trump e le continue minacce del Cremlino, l’Europa si ritrova a doversi arrangiare da sola. L’Ucraina non riceverà più aiuti militari dagli americani, e inoltre nulla esclude che Elon Musk (ormai diventato una figura fondamentale nell’amministrazione Trump) possa disattivare Starlink, tecnologia con cui il popolo ucraino è legato con mani e piedi. Trump sta inoltre incrinando i rapporti atlantici, minacciando Canada, Groenlandia (appartenente alla Danimarca) e dichiarando di non essere più disposto a stare nella NATO.
Oggi l’esercito europeo è ancora in fase di costruzione, ma si sta discutendo sul come potrebbe essere formato: a mio parere la soluzione migliore è formare un solo esercito in quanto sarebbe il primo passo verso la creazione di un unico vero Stato: gli Stati Uniti d’Europa, con un solo presidente e un unico parlamento, senza egoismi nazionali e dove si creerebbe molta più unità tra i Paesi europei. Solo così, tutti insieme, potremmo raggiungere la forza militare delle altre grandi potenze mondiali. Inoltre, per accrescere l’economia si favorirebbero cooperazioni tra aziende di armi rigorosamente europee, cosa di cui non sarebbe felice la Casa Bianca, abituata da sempre a vendere armi all’Europa. Ma, come tutte le democrazie avanzate, per rendere più rapide ed efficaci le iniziative all’interno del Consiglio Europeo, dovrà essere tolto il diritto di veto, che blocca qualsiasi decisione.
Il concetto di riarmo e di un unico esercito crea pareri contrastanti perché la nostra storia ci ha insegnato a ripudiare la guerra e ad usare la diplomazia, sempre. Ma questo può funzionare quando siamo di fronte ad altri paesi democratici come il nostro, ma con coloro che conoscono solo il linguaggio della prepotenza questo eccessivo pacifismo non paga. La nostra Costituzione dice che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” ma dice anche che “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. E questo non può avvenire “porgendo l’altra guancia” da indifesi contro dittatori e tiranni.
Noi non pensiamo mai a cosa siamo riusciti a costruire: per la prima volta nella storia, dopo secoli di guerre e dopo 2 conflitti mondiali, nel continente più bellicoso del mondo, si è riusciti a portare la pace per ben 80 anni, cosa mai successa nella storia europea. Quindi, adesso cosa siamo disposti a fare per proteggere tutto questo?
Solamente con una grande deterrenza e un forte esercito unito saremo in grado di difendere la pace per cui i nostri nonni hanno combattuto e, come ci insegnano i romani, “Vis Pace Para Bellum”: se vuoi la pace, prepara la guerra.
FRANCESCO MARIA PELLERITI III^Bl – CONVITTO NAZIONALE MARIO CUTELLI – CATANIA (CT)