QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
“La morte è la madre della bellezza”
“E cos’è la bellezza?”
“Terrore”
Dio di illusioni, Donna Tartt
Paura, sgomento, attrazione, timore, angoscia: se questo fosse un esercizio di italiano vi sarebbe richiesto di trovare l’intruso e prontamente additereste la parola che più sembra allontanarsi dal campo semantico dello spavento. Avreste ragione in quel caso; eppure…
Un incidente stradale è appena avvenuto davanti alla tua casa, ti sporgi dal balcone, sei curioso ma non sai perché. Pensi “Do solo un’occhiata per vedere se stanno tutti bene e torno dentro” ma quando ti trovi effettivamente davanti alla prova visiva dell’accaduto non riesci a distogliere lo sguardo.
Se sei una persona totalmente ordinaria, perché ti piace così tanto il disturbante?
Un proverbio inglese recita: “La curiosità uccise il gatto, ma la soddisfazione lo riportò in vita”.
La verità è che il nostro cervello ha paradossalmente più paura dell’ignoto che di una conoscenza, possa essa essere negativa o no, e il nostro cervello sceglierà sempre e comunque di sapere, a ogni costo.
Quando proviamo terrore diversi neurotrasmettitori si attivano nel nostro cervello, acuminando la nostra attenzione e le nostre prestazioni fisiche per prepararci a fuggire o affrontare il pericolo, tra questi è presente anche la dopamina, famosa per essere responsabile del senso di appagamento donatoci del compire funzioni vitali quali mangiare, ed è la stessa che ci spinge a ricercare quelle stesse azioni che la rilasciano in noi. Ciò avviene anche nel caso in cui fossimo semplici spettatori, impedendoci di distogliere lo sguardo.
La reazione stessa della società nei confronti di questa grottesca curiosità non fa altro che accrescerla, sebbene sia perfettamente naturale un’attenzione troppo pronunciata per il macabro può scatenare l’indignazione di chi ci circonda. Quella sensazione di star attuando un comportamento sbagliato, immorale, è benzina sul fuoco della curiosità, ci getta una sfida che non possiamo non cogliere. Siamo intrigati da ciò che ci è vietato perché il nostro cervello è alla costante ricerca di stimoli fuori dal nostro raggio di azione solito, ciò che è sotto i nostri occhi ci risulta scontato e deludente.
Il disturbante è tutto ciò fuori dal comune socialmente accettato e condiviso da, quasi, tutto il globo e perciò accattivante.
E più cerchiamo di non pensarci più si ripresenta come immagine nel nostro cervello. Questo effetto si chiama effetto Streisand (dall’attrice Barbra Streisand che provando ad ottenere la cancellazione di una foto da internet spinse migliaia di persone a scaricarla).
In aggiunta, è anche presente in noi una sensazione di sollievo, per non essere coinvolti in ciò che sta avvenendo di fronte ai nostri occhi, e forza, per non esserci tirati indietro alla vista del macabro.
Anche per chi ha effettivamente provato le situazioni a cui sta assistendo la cosa può rivelarsi un’esperienza tutto sommato positiva, generando una catarsi nel loro inconscio. Dall’altro lato della medaglia chi si trova totalmente estraneo ai fatti può empatizzare con la vittima ed effettuare con lei una connessione emotiva che ci spinge inconsciamente ad acclimatarci con il pensiero della morte e del dolore ed accettarlo come parte integrante della vita.
Quindi in fin dei conti potete stare tranquilli, anche se il vostro occhio si sofferma per un po’ troppo tempo su una carcassa di piccione per terra non siete pazzi, solo forse un po’ troppo curiosi.
Costa Alessia 3^ESA – Liceo Scientifico Statale E.Boggio Lera – Catania (CT)