Licenziato per motivi non veri. “Il mio gesto estremo è figlio della situazione che sto vivendo” – ESCLUSIVA

Licenziato per motivi non veri. “Il mio gesto estremo è figlio della situazione che sto vivendo” – ESCLUSIVA

CATANIA – Due anni senza lavoro dopo un licenziamento per motivi che non coincidono con la verità, tanta rabbia e gridi d’aiuto ovunque. Una moglie e due figli in tenera età da mantenere e ai quali dare un futuro. Questa è la storia di Luca Messina, 39 anni, per cinque anni dipendente di una ditta di smaltimento rifiuti e adesso senza lavoro da due anni, cosa che ieri mattina lo ha portato a rappresentare il gesto estremo del tentato suicidio proprio dentro il Tribunale di Catania, quel luogo in cui ha combattuto tante battaglie. Oggi il signor Messina è venuto a trovarci in redazione, con documenti ufficiali che proponiamo nella nostra Fotogallery, per raccontarci in esclusiva il suo stato d’animo e per esprimere tutto il proprio dissenso verso ciò che lo ha colpito.

Ma andiamo con ordine. Messina viene assunto nel 2010 dalla Gesenu Igiene Ambientale Spa, con sede a Gravina di Catania, e per i successivi quattro anni vive tranquillamente senza particolari problemi. Poi il dramma. Il 26 ottobre 2015 gli arriva una raccomandata nella quale gli viene comunicato il suo licenziamento per appartenenza ad associazioni mafiose, dopo le verifiche effettuate dal prefetto di Perugia. Cosa, a detta dello stesso Messina, che “non è assolutamente vera”. Preso atto di ciò, impugna il proprio licenziamento alla procura della Repubblica di Catania e al Ministero della Giustizia, che affermano la sua estraneità all’esecuzione di reati di stampo mafioso. La prefettura di Perugia, in un documento esclude anch’essa ciò e da li comincia il processo che porta ben 5 udienze in Tribunale nelle quali la ditta non partecipa, mentre lui è assistito dagli avvocati Giuseppe Cannavò e Vincenzo Pelleriti. Tramite un’ordinanza del 24 aprile 2017 la giudice del Lavoro, anziché confermare l’estraneità di Messina, afferma che la ditta, prossima alla fine dell’appalto, lo ha licenziato e non può essere assunto dalla ditta subentrante, la Mosema Spa.

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La cosa accresce ancora di più la rabbia di Messina che, per la legge 4, doveva essere arbitrariamente assunto dalla nuova ditta. Ma non finisce qui perché il licenziamento, ufficializzato per il 26 gennaio 2016 alla Direzione Territoriale del Lavoro di Catania, viene “anticipato” all’1 dello stesso mese tramite un telefonata che il lavoratore ha ricevuto da una dipendente della società che addirittura gli intima di non presentarsi l’indomani al lavoro, perché altrimenti avrebbe chiamato i carabinieri.

In una lettera al prefetto di Catania, inviata un paio di giorni fa, Messina, oltre a lanciare il suo grido d’aiuto, espone tutti i passaggi della vicenda, puntualizzando come lo stesso prefetto di Perugia affermò la sua estraneità alle cosche mafiose e il licenziamento presentato alla Dtl sia sprovvisto di documento o atto che dimostrasse la fondatezza della causa del licenziamento. In seguito viene ribadito come l’ordinanza emessa dalla giudice del Lavoro di Catania, oltre a essere incomprensibile, non entra nel merito della vera motivazione del licenziamento, e come sia stato segnalato al Crif dalle varie finanziarie perché non può far fronte ai pagamenti. Nella speranza che prima o poi l’organo competente ascolti le sue parole.

 

Infine lo stesso Messina afferma: “Il mio gesto estremo in tribunale è figlio della situazione che sto vivendo insieme alla mia famiglia, specie perché ho due figli in tenera età ai quali devo dare un futuro sereno. L’ordinanza che mi è arrivata ha espresso delle cose assurde, perché il diritto al lavoro è una cosa fondamentale e sono convinto che la giudice del Lavoro abbia agito in questo modo perché dietro di lei c’è tutto un sistema. Pure il sindacato si è reso conto che i miei diritti, anche in termini di legge, sono stati calpestati. Sono tre giorni che non mangio, diverse notti che non dormo ed è da allora che vivo grazie agli aiuti di mia madre e di mio fratello. Oggi è uscito pure il mio articolo sul giornale. Mi rivolgo alla stampa perché confido in un vostro aiuto e racconterò tantissime cose in merito agli scandali che avvengono a Gravina di Catania dove tutti sanno, ma nessuno dice”.