CATANIA – Oggi vi riportiamo integralmente una storia, che sarebbe avvenuta pochissimi giorni fa e che ci è stata raccontata da un nostro lettore. Riportiamo testualmente il suo racconto, fatto in prima persona.
Mi trovavo alla stazione di Giarre-Riposto e dovevo arrivare a Catania. Sento già uno strano odore di bruciato, ma non ci faccio troppo caso e nel frattempo mi addormento. Arrivato ad Acireale vengo svegliato da un signore che urla, visibilmente e comprensibilmente spaventato: “a fuoco, a fuoco“. Le fiamme erano sotto il mio vagone e stavano per arrivare anche all’altro.
Scendo, come molti altri, subito dal treno. Dopo una quindicina di minuti qualcuno ha l’illuminazione e suggerisce di utilizzare l’estintore. Nel frattempo nessuno si è preoccupato di evacuare il treno, con la gente che dormiva dentro all’insaputa di tutto.
Non so se sia stato realmente usato l’estintore, probabilmente si, fatto sta che il capotreno ordina a tutti di risalire per partire. Io, garbatamente, gli chiedo spiegazioni, la risposta è stata: “Non sono tenuto a darle spiegazioni, se vuole sale, altrimenti può benissimo prendere il treno successivo“.
Io ho fatto presente di aver pagato il biglietto e di aver diritto a delle spiegazioni, aggiungendo che avrei chiamato i carabinieri se questo non fosse avvenuto. Lui, come risposta, chiude la porta e parte. Chiamo i carabinieri a cui rendiconto tutto: mi dicono che avrebbero avvertito la polizia ferroviaria.
Arrivato a Catania, col treno successivo, vengo, in effetti, contattato telefonicamente dai carabinieri, che mi dicono che la segnalazione è stata fatta e tutto è in regola. A questo punto mi reco alla stazione della polizia ferroviaria e lì scopro che in effetti la segnalazione era arrivata. Parlando con un poliziotto sottolineo però che questo non giustifica l’atteggiamento del capostazione.
Risposta? “Era nervoso, non è successo nulla tanto, no?“
“Perché, dobbiamo aspettare che succeda la tragedia?“.